Serbia-Kosovo. Vucic, ‘Ritardi nei colloqui pericolo per la regione’

di Giacomo Dolzani –

Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, è tornato nuovamente a esprimersi sul tema dei colloqui tra Belgrado e Pristina sulla questione kosovara; come già fatto poche settimane fa Vucic, in un’intervista rilasciata all’agenzia Reuters, ha affermato che un ulteriore ritardo nelle trattative può sfociare in un disastro per l’intera regione.
“L’Occidente dovrebbe sapere che, con il permanere di questa situazione, il più piccolo incidente rischia di far precipitare nuovamente nel caos l’intera regione” ha dichiarato il leader serbo, auspicando un intervento di mediazione di Francia, Germania o dell’intera Ue che, a dire di Vucic, dovrebbero considerare la questione una priorità se hanno intenzione di proseguire nel processo di integrazione europea dei Balcani occidentali.
Per la ripresa dei colloqui Belgrado chiede che vengano eliminati i dazi del 100% che Pristina ha imposto sulle importazioni dalla Serbia in risposta alle pressioni di quest’ultima per ostacolare le trattative tra Kosovo e Bruxelles.
Il 4 marzo scorso Vucic aveva infatti dichiarato: “Siamo condannati a trovare un compromesso. A differenza dei dirigenti kosovari che quotidianamente si riempiono la bocca di promesse irrealizzabili secondo le quali Pristina otterrà tutto e Belgrado nulla, illudendo il loro popolo, il mio compito è quello di spiegare ai serbi l’importanza di un accordo, che non rappresenta una sconfitta bensì una vittoria. Una vittoria per il futuro della Serbia”.
Sfruttando la debolezza di Belgrado, provata dalla sconfitta nella guerra che dal 1996 al 1999 ha visto l’intervento serbo in Kosovo e i bombardamenti Nato che hanno devastato il paese balcanico, il 17 febbraio 2008 Pristina ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza, riconosciuta da gran parte dei paesi occidentali ma non da Belgrado e dai suoi alleati, tra i quali la Russia: la Serbia ha infatti sempre affermato che non ci sarà mai un riconoscimento del Kosovo come stato sovrano.
Questo muro contro muro rende le trattative tra Belgrado e la sua regione secessionista a maggioranza albanese, nel frattempo trasformatasi in un campo base per il traffico di droga verso l’Europa e per il terrorismo islamico, una questione internazionale che sembra senza soluzione e che coinvolge non solo i Balcani ma anche gli interessi russi e occidentali che garantiscono l’influenza sulla regione.