Siria. Attacco con i gas a Douma. Gli ultimi “ribelli” accettano il trasferimento a nord

di Enrico Oliari

E’ ancora attacco con i gas in Siria, a Douma, sobborgo situato nella parte settentrionale di quella Ghouta orientale riconquistata nelle ultime settimane dai regolari. A riferire dell’attacco sono state le opposizioni e i soccorritori, i “caschi bianchi” che operano nei territori controllati dai primi, ed anche l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione questa vicina alle opposizioni e con sede a Londra ha riferito di un centinaio di morti tra cui molte donne e bambini, come pure di molti feriti da ustioni chimiche. Testimoni hanno riportato ai media arabi di una bomba al cloro sganciata sulla cittadina, ed un medico ha parlato alla tv panaraba al-Jazeera spiegando che “stiamo trattando oltre mille casi di persone che hanno difficoltà a respirare”.
“Niente può giustificare l’uso di strumenti di sterminio contro persone inermi”, ha detto oggi papa Francesco durante la preghiera domenicale, e gli Usa hanno chiesto alla Russia “di porre fine a questo sostegno totale (al governo di Damasco, ndr.) e di collaborare con la comunità internazionale per prevenire ulteriori attacchi chimici”.
Siria e Russia respingono tuttavia ogni addebito, ed il generale Yuri Yevtushenko, capo del Centro russo per la riconciliazione siriana, ha dichiarato che “Neghiamo fermamente queste informazioni”; d’altro canto non sarebbe la prima volta che gruppi “ribelli” utilizzano le armi chimiche contro la popolazione facendo ricadere la colpa sugli avversari con tanto di condanna da parte dell’occidente.
Douma rappresenta l’ultima roccaforte dell’area ad est di Damasco ancora in mano ai “ribelli”, in realtà a gruppi islamisti sostenuti dall’Arabia Saudita quali i qaedisti di Jabat Fatah al-Sham e soprattutto di Jaish al-Islam (“Esercito dell’Islam”), i quali hanno respinto gli accordi dei giorni scorsi, accettati da altri gruppi, di essere accompagnati con le loro famiglie in autobus nella provincia di Idlib, com’è stato per i combattenti della battaglia di Aleppo, ed anzi, hanno continuato a bombardare Damasco con i mortai.
Il governo siriano ha comunicato tuttavia oggi che si sarebbe arrivati ad una nuova tregua che prevede la liberazione dei prigionieri catturati a Douma in cambio della cessazione dei bombardamenti sulla capitale e dell’accettazione da parte dei combattenti del trasferimento a nord, “La partenza di tutti i cosiddetti terroristi di Jaish al-Islam per Jarablus dovrà avvenire entro 48 ore”.
Gradualmente la Siria mostra un nuovo assetto, certamente seguito all’incontro del 4 aprile ad Ankara tra il presidente russo Vladimir Putin, quello iraniano Hassan Rohai e quello turco Recep Tayyp Erdogan: a nord e per tutta la provincia di Idlib vi sarebbero gli oppositori con le popolazioni turcomanne, mentre i curdi sono respinti dall’esercito turco a est e il resto del paese sarebbe sotto il controllo di Damasco.