Siria. La battaglia imperversa nella provincia di Idlib

di Angelo Gambella-

Nella provincia di Idlib il 2017 si è concluso come era iniziato, quasi completamente sotto il controllo ribelle eccetto l’enclave governativa di Fua e Kafraia a due passi dal capoluogo.
Con l’inizio di gennaio l’esercito siriano ha iniziato l’offensiva a lungo preparata con l’arrivo delle Forze Tigre, già viste all’opera in tutte le principali battaglie degli ultimi mesi: Aleppo, Palmira, Deir Ezzor.
Dal fronte a nord est di Hama le truppe di élite comandate da Suheil al-Hassan hanno iniziato l’incursione nella provincia di Idlib conquistando Abu Dali ed hanno rapidamente sopraffatto in una settimana le difese dell’organizzazione HTS (jihadista e qaedista) e le unità ribelli. L’offensiva ha permesso ai governativi di liberare un gran numero di villaggi nella provincia, costringere i miliziani ad abbandonare posizioni nel sud-est della provincia di Aleppo e ad ovest dello strategico snodo di Khanasser.
Risultato dell’operazione è la ritirata dei ribelli da una vasta regione ad est della linea ferroviaria Hama-Aleppo, ormai resa indifendibile dall’avvicinarsi verso nord dei governativi diretti alla città di al-Hader presso Aleppo.
L’obiettivo dell’offensiva è sembrato essere dal principio la base aerea di Abu Duhur, caduta nelle mani dei combattenti di al-Nusra nel settembre del 2015 (quando i qaedisti fucilarono tutti i superstiti della battaglia) e in seguito trasformata nel centro di comando del gruppo.
Nella serata di mercoledì i governativi siriani hanno iniziato la manovra di accerchiamento dell’aeroporto di Abu Duhur, sulla linea di confine tra Idlib ed Aleppo, sul quale sono proseguiti per tutto il giorno strike aerei e tiri di artiglieria. La presa della base è questione di ore. Determinante per il successo dell’operazione il consueto appoggio aereo dei jet da combattimento russi, impiegati senza sosta. La presenza di agenti dell’intelligence di Assad e di sostenitori del Baath all’interno della provincia ha facilitato l’individuazione dei bersagli da colpire.
L’esito della battaglia è segnato. Attualmente le ipotesi al vaglio sono due: l’offensiva potrebbe interrompersi con la presa di Abu Duhur e il congiungimento con le forze stanziate ad al-Hader, oppure proseguire da una direttrice imprevista per l’enclave sciita di Fua. In ogni caso il territorio ribelle si vedrà drasticamente ridotto con la caduta della grande sacca che i governativi hanno ormai creato nelle province di Idlib, Hama ed Aleppo.
L’unica reazione internazionale viene dalla Turchia che ha chiesto ai governativi, in verità abbastanza timidamente, di interrompere l’offensiva a causa della fuga di un certo numero di civili. L’offensiva è invece benedetta dall’Iran che vede come prioritaria anche la fine dell’assedio di Fua.
La Russia di Putin invece si vendica in tempi rapidi degli attacchi subiti alla base di Hmeinym il 31 dicembre (con 2 morti ed aerei danneggiati) e il 6 di gennaio, effettuati da località in provincia di Idlib prima con missili e quindi con sofisticati droni. Dopo quest’ultimo attacco il ministero della difesa di Mosca ha lanciato l’allarme: dal momento che i “terroristi” hanno attaccato la base russa in Siria con droni armati, i miliziani dispongono di tecnologia da poter utilizzare in qualsiasi altro paese.
Sempre dalla Russia il Patriarca Kirill ha dichiarato che grazie all’intervento dell’esercito russo nel conflitto siriano il genocidio dei cristiani è stato scongiurato. Il patriarcato parteciperà nei prossimi mesi alla ricostruzione dei luoghi di culto e di monumenti storici, compresi quelli musulmani.