SIRIA. La maggior parte dei ribelli siriani ha simpatie per l’Isis

di Viviana D’Onofrio –

Secondo quanto sostenuto dal Centre on Religion and Geopolitics (CRG), più della metà dei ribelli siriani che combattono contro il presidente Bashar al-Assad sarebbe in sintonia con l‘“ideologia“ dello Stato islamico. Circa il 60% dei combattenti delle fazioni ribelli in Siria, infatti, si identifica con ideologie religiose e politiche molto simili a quelle che orientano l’azione del gruppo jihadista guidato dal Califfo Abu Bakr al-Baghdadi.
Si tratta, come è facile immaginare, di un fattore di non poco conto, dal momento che ogni sforzo condotto per allontanare definitivamente l‘Isis dalla Siria e dall‘Iraq non significherebbe in alcun modo la fine della grave minaccia rappresentata dai gruppi jihadisti perché vedute di natura estremista sono comunque presenti tra i combattenti siriani appartenenti alle varie fazioni.
Secondo il rapporto del think tank inglese, infatti, a cinque anni dall‘emergere del fenomeno comunemente conosciuto con il nome di “Primavera araba“, la Siria vede oggi la più vasta presenza di gruppi jihadisti dei tempi moderni.
Qui vi sarebbero almeno 65mila combattenti pronti a riempire il vuoto derivante da un‘eventuale sconfitta militare dello Stato Islamico in Siria ed in Iraq ad opera della coalizione guidata dagli Stati Uniti.
E‘ sulla base di un simile stato di cose che il Centre on Religion and Geopolitics ha messo in guardia dai gravi rischi derivanti dal concentrarsi soltanto ed esclusivamente sull’Isis in quanto “Il pericolo più grande per la comunità internazionale è costituito dai gruppi che condividono l’ideologia dell’Isis, ma che vengono ignorati nella battaglia finalizzata a sconfiggere il gruppo jihadista di al-Baghdadi“.
Se l’occidente non tiene nella dovuta considerazione la minaccia rappresentata dalla presenza di altri gruppi che condividono l’ideologia estremista dello Stato Islamico, rischia, dunque, un vero e proprio “fallimento strategico“.
“Mentre gli sforzi militari contro lo Stato Islamico sono necessari, i policy makers devono riconoscere che la sua sconfitta non porrà fine alla minaccia rappresentata dal jihadismo globale se non è accompagnata dalla sconfitta dell’ideologia perniciosa che lo guida“, ha sostenuto il think thank inglese.
Focalizzarsi soltanto sugli aspetti militari, tralasciando gli importanti elementi ideologici che sono alla base del fenomeno del jihadismo globale non consentirebbe, dunque, di fronteggiare e sconfiggere quella che attualmente costituisce una grave minaccia per la pace e per la sicurezza del mondo intero.