Siria. Nella notte l’attacco di Usa, Gb e Francia. Concordato con la Russia e dimostrativo

di Enrico Oliari –

Con o senza le prove, prima dell’arrivo dei tecnici dell’Opac e soprattutto appena dopo le accuse di Mosca circa la regia dell’intelligence britannica per il presunto attacco con i gas a Douma, nella regione siriana della Ghuta Orientale, gli Usa di Donald Trump, la Francia di Emmanuel Macron e la Gran Bretagna di Theresa May hanno colpito nella notte con centinaia di raid tre obiettivi in Siria ritenuti essere siti per la produzione di armi chimiche.
L’impressione che si ha è che si sia trattato fino adesso di un attacco pressoché dimostrativo come fu quello di un anno fa, ed a essere centrati da circa 120 Tomahawk sono stati tre centri individuati per la ricerca e la produzione di armi chimiche, uno a Damasco e due a Homs.
Se l’operazione non è stata, almeno ufficialmente, concordata direttamente con la Russia, i militari Usa hanno provveduto a comunicare segnali necessari a evitare incidenti fra aerei, di fatto avvertendo di quanto sarebbe accaduto da lì a poco. Lo ha reso noto il generale Joseph F. Dunford, e difatti “nessuno dei missili degli Usa e dei suoi alleati è entrato all’interno delle aree anti-aeree russe” e già l’impressione che si ha è che non vi saranno ulteriori lanci: l’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, ha fatto sapere che “le iniziative degli Usa e dei loro alleati in Siria non rimarranno senza conseguenze”, ha parlato di “scenario precostituito” e di “insulto al presidente russo, che è inaccettabile e inammissibile”. E nulla di più da parte di Mosca, nonostante le navi, gli aerei e i sottomarini mossi fino a ieri. Il ministro della Difesa francese, Florence Parly, si è addirittura lasciata scappare che l’operazione è stata concordata con la Russia, cosa a dire il vero probabile, ma l’informazione è stata smentita da Londra e Washington.
Donald Trump ha annunciato in diretta televisiva l’intervento in Siria spiegando che “Il nostro obiettivo è quello di distruggere le capacità di usare armi chimiche del regime siriano”, ed a prospettato che “andremo avanti il tempo necessario per distruggere le loro capacità”.
Per la premier britannica Theresa May “non c’erano alternative all’uso della forza”, per cui “Ho ordinato alle forze britanniche di condurre attacchi coordinati e mirati per ridurre il potenziale dell’armamento chimico del regime siriano e dissuaderne l’uso”. Nonostante la mancanza di una risoluzione Onu, May ha precisato che l’attacco è stato “legale e giusto”, visti i “precedenti del regime siriano nell’uso di armi chimiche”. Va detto che proprio ieri il portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov, ha riferito che “Siamo certi che dal 3 al 6 aprile sui rappresentanti dei cosiddetti Caschi Bianchi sono state fatte fortissime pressioni da Londra perché realizzassero il prima possibile la provocazione (con armi chimiche) che era stata già preparata”, e che “lo scopo era portare gli Stati Uniti a colpire la Siria”.
Il terzo protagonista dell’attacco con missili sulla Siria è stata la Francia, il cui presidente ha detto (senza mai mostrarle) di avere le prove delle responsabilità di Damasco nell’attacco con i gas a Douma: Florence Parly ha spiegato che “I mezzi navali ed aerei della Francia” hanno colpito “il principale centro di ricerca di armi chimiche e altri due siti di produzione” del “programma chimico clandestino” del regime di Bashar al-Assad, per cui ne è stata “colpita la capacità di sviluppare e produrre armi chimiche”.
Mentre il governo di Damasco riferisca di “danni limitati” e di aver intercettato 73 missili su 101 con batterie dell’era sovietica, la regione più dura è arrivata dall’Iran, alleato della Siria: il portavoce del ministero degli Esteri, Bahram Ghasemche, che “Gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno prove sull’attacco chimico in Siria e sono responsabili per le conseguenze regionali che seguiranno all’attacco deciso senza aspettare che prendessero una posizione gli ispettori dell’Opac”. Da Teheran è intervenuto anche la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha dichiarato “fermamente che i presidenti degli Stati Uniti, di Francia e Gran Bretagna hanno commesso un grave crimine. Non otterranno alcun beneficio; proprio come non hanno fatto in Iraq, in Siria e in Afghanistan, negli ultimi anni, commettendo gli stessi atti criminali”.
All’attacco non ha preso parte la Turchia, secondo esercito della Nato e direttamente coinvolta in Siria, ed il portavoce del partito del presidente Erdogan (Akp), Mahir Unal, ha risposto ad una domanda di un giornalista della la Cnn turca che Ankara era stata preventivamente informata.