Siria. Padre Bahjat Elia Karakach, ‘l’uso dei gas è una menzogna’

di C. Alessandro Mauceri

Del presunto attacco con armi contenenti gas letali da parte del governo siriano hanno parlato tutti i media.
Una certezza mai dimostrata ma che avrebbe spinto Stati Uniti d’America, Francia e Gran Bretagna a scagliare i propri missili sulla Siria (peraltro facendo una figuraccia: oltre settanta su poco più di cento missili sono stati abbattuti dalla contraerea siriana vecchia di molti decenni). Ora a conferma che l’uso da parte del governo siriano sarebbe una solenne menzogna sono le autorità religiose: non quelle musulmane, ma quelle cristiane in Siria.
Padre Bahjat Elia Karakach, prete francescano della Custodia di Terra Santa e parroco a Damasco presso il convento dedicato alla conversione di San Paolo, ha lanciato un appello per propria voce che quella delle armi chimiche è una menzogna, alimentata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. “Ogni volta che l’esercito governativo regolare riesce a riconquistare un’area che era stata presa dai ribelli terroristi, c’è questa messa in scena per convincere l’opinione mondiale che si sta combattendo un regime sanguinario”.
Parole durissime, pronunciate senza esitazione in un italiano quasi perfetto da chi vive proprio nei luoghi dove, secondo Trump, la Prima Ministra inglese e il nuovo paladino di Francia Macron (che lo ha gridato a squarciagola) sarebbe certa la responsabilità sarebbe del governo siriano nell’uso di armi chimiche. Tanto da non voler aspettare nemmeno la visita degli ispettori delle Nazioni Unite (figurarsi l’autorizzazione della Commissione dell’Onu). “Il nostro governo non è stupido da fare una cosa che diventerebbe una pretesa per un attacco occidentale. L’esercito non ha bisogno di usare le armi chimiche perché le ha già smantellate sotto il controllo dei russi, qualche anno fa, e oggi sta avanzando senza l’uso di questi metodi, vincendo la guerra al terrorismo”, ha detto Padre Bahjat che gode di una visione chiara e univoca vivendo proprio in quei luoghi. E poi, anche razionalmente, non avrebbe alcun senso per il governo siriano che sta spingendo indietro i ribelli, fornire ai paesi “alleati” il pretesto per intervenire. Ma secondo padre Bahjat, le vittorie dell’esercito sul campo nei confronti dei ribelli non sono ben viste dal mondo occidentale.
A smentire che ad usare queste armi vietate sarebbe stato il governo siriano non è però solo Padre Bahjat: è stato anche il vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, monsignor Antoine Audo. Secondo Padre Audo gli attacchi con armi chimiche sono solo un pretesto per “continuare la guerra, alimentare il commercio di armi e compiacere l’Arabia Saudita”. In un’intervista rilasciata all’agenzia DIRE, monsignor Audo ha accusato senza mezzi termini Donald Trump di usare “l’argomento degli attacchi chimici solo per continuare la guerra, alimentare il commercio di armi e compiacere l’Arabia Saudita”. “Questo è solo un argomento per alimentare la guerra in Siria e il commercio delle armi, sfruttando la lotta tra sunniti e sciiti e compiacendo l’Arabia Saudita e le altre potenze del Golfo”.
Anche il Vicario apostolico di Aleppo dei Latini, monsignor Georges Abou Khazen, ha parlato dei raid di USA, Gran Bretagna e Francia dicendo che “Con questi missili hanno gettato la maschera. Prima era una guerra per procura. Ora a combattere sono gli attori principali”. Che ha aggiunto “Ogni appello alla pace cade nel vuoto, solo papa Francesco continua a sperare nella pace e noi con lui. Intanto cresce la sofferenza della popolazione che chiede pace e in cambio ottiene bombe e missili. Qui la gente si aspettava qualcosa di simile e purtroppo è avvenuto”.
La guerra condotta in Siria (come del resto la maggior parte delle guerre in corso su tutto il pianeta) non nasce per motivi ideologici o sociali o umanitari, ma solo per ragioni prettamente economiche e di controllo del territorio. Il fatto che il governo siriano stia vincendo sui ribelli “non piace a chi finanzia questi terroristi e lo diciamo senza peli sulla lingua”, ha detto il prelato.
L’appello di padre Bhjat si conclude con un invito a diffondere la verità: “Ditelo, raccontatela questa grande menzogna, diciamo la verità!”. La stessa che molti, però, continuano a far finta di non vedere.