Siria. Procede l’avanzata dei regolari a Deir Ezzor. Intervengono curdi e Sdf

di Guido Keller

Procede tra combattimenti cruenti l’avanzata delle forze regolari siriane su Deir Ezzor, dopo che nei giorni scorsi è stato finalmente rotto l’assedio e creato un canale di comunicazione con la sacca in cui si trovava la brigata 137, i cui militari hanno resistito per tre anni in condizioni precarie riforniti, per quanto possibile, da un pone aereo. L’esercito siriano è appoggiato dall’aviazione russa, che continua a colpire gli obiettivi dell’Isis anche perché i jihadisti sembrano essere determinati a non cedere e in più occasioni hanno tentato contrattacchi in quanto stanno cercando di non perdere l’ultimo loro bastione; Raqqa infatti è stata quasi completamente liberata e lì le armate dell’Sdf (forze curde (Ypg), cristiane, sunnite oppositrici dell’Isis, yazide e sciite) sono al lavoro per rastrellare gli irriducibili e per prendere le ultime frazioni di quartieri e villaggi, si calcola circa il 20 per cento del territorio.
Proprio oggi è stata annunciata l’offensiva dell’Sdf nella parte settentrionale della provincia di Deir Ezzor, e nel comunicato diffuso si legge che “l’operazione mira solo a spingere i jihadisti ad arretrare dalle zone settentrionali” della provincia.
Mustafà Bali, responsabile della comunicazione dell’Sdf, ha reso noto che alla decisione di intervenire si è giunti a seguito di una riunione tenutasi ad al-Shabadi alal quale hanno rpeso parte, come riporta Askanews, “ufficiali dell’esercito americano comandanti di SDF e rappresentanti del Consiglio militare di Deir Ezzor”.
Bali ha precisato che l’azione si svolge su due direttrici, una verso la parte occidentale della provincia “sull’autostrada che porta a al-Kissrah” e l’altra verso al-Sur, nella parte orientale. Il portavoce ha tuttavia precisato che, come da accordi, l’offensiva “non prevede la conquista della città di Deir Ezzor”.
Da tempo i curdi, già autori della prima vera risposta all’Isis con la storica battaglia di Kobane e della successiva controffensiva, sostenuti dagli Usa operano in concerto con le forze regolari siriane, appoggiate da Russia e Iran: lo scopo è quello di far pesare il loro impegno contro l’Isis (ma anche contro formazioni più o meno moderate di “ribelli”) al tavolo delle trattative per il disegno della Siria post-bellica, ovvero per ottenere il riconoscimento di regione autonoma come già è il Kurdistan Iracheno. Già nel marzo 2016 il Rojava (Kurdistan siriano) aveva emesso un documento di autocostituzione in regione formata dalle provincie di Kobane, Jazira e Afrin. Un progetto contro il quale si pone con tutta la sua forza Ankara, che considera i curdi del Pyd (Partito democratico curdo, la cui ala armata è l’Ypg) terroristi in quanto cugini del Pkk turco.
La conquista di Deir Ezzor permetterebbe la presa di controllo del confine siriano-iracheno e di fatto garantirebbe più facili collegamenti tra Teheran e Beirut, eventualità che non piace a Israele per via di possibili rifornimenti dal regime degli ayatollah ad Hezbollah. Venerdì l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, sede di Ginevra, Alexey Borodavkin ha denunciato l’ennesimo attacco di jet israeliani su obiettivi in Siria, nella fattispecie si sarebbe trattato di un impianto chimico agrario costruito dall’Iran, secondo Tel Aviv di una fabbrica di armi.
Per quanto manchi ancora da fare, le manovre politiche in Siria sembrano essere evidenti: nei giorni scorsi l’inviato speciale Onu per la crisi siriana Staffan de Mistura ha dichiarato al Jerusalem Post che “l’opposizione siriana deve accettare di non aver vinto la guerra di 6 anni e mezzo contro il presidente Bashar al-Assad”, e ha fatto notare che “Dopo Raqqa e Deir Ezzor, questione di pochi mesi, arriverà il momento della verità. Se la comunità internazionale aiuterà sia l’opposizione che il governo spingendolo ad accettare una vera trattativa, allora entro un anno ci potranno essere elezioni credibili”.
Venerdì a Ginevra si è tenuto un giro di consultazioni a cui hanno preso parte, tra gli altri, Alexey Borodavkin e il vice consigliere diplomatico del presidente francese Aurélien Lechevallier, nonché i rappresentanti dei servizi militari dei due paesi coinvolti nel dossier siriano. Come ha spiegato l’ambasciatore russo, “Durante la conversazione sono stati molto apprezzati i recenti successi militari nella lotta contro l’Isis sul territorio della Siria, per raggiungere la tregua nelle zone di de-escalation, le prospettive di una soluzione politica nell’ambito delle piattaforme di Astana e di Ginevra, le questioni di assistenza umanitaria alla popolazione siriana, così come le iniziative di Russia e Francia per risolvere la crisi siriana, che coinvolge i governi, influenzando lo sviluppo della situazione in Siria”.

Vedi anche: Notizie Geopolitiche, intervista al Leader del Pyd Saleh Muslim Mohammed.