Siria. Sei anni di guerra: Save the Children, ‘milioni di bambini traumatizzati’

di C. Alessandro Mauceri * –

Oggi sono ben 5,8 milioni i bambini che vivono ancora sotto i bombardamenti. In Siria per un bambino su quattro essere costretto a vivere sotto le bombe significa avere conseguenze sulla propria salute mentale. Il dato pubblicato nei giorni scorsi da Save the Children non sorprende: oggi sono almeno 3 milioni i bambini che vivono in questo territorio e che hanno meno di sei anni. Ciò significa che da quando sono venuti al mondo non hanno mai visto altro che guerra e morte.
L’ong ne ha parlato nel rapporto “Ferite Invisibili” nel quale viene valutato l’impatto psicologico sui bambini coinvolti nel conflitto siriano. Quello che emerge è una situazione che va al di là di ogni immaginazione. In Siria i bambini vivono con il terrore delle bombe. Tante, troppe volte al rumore di un aereo che volava sopra di loro sono seguiti gli scoppi degli ordigni. Per questo in molti di questi bambini ora è sufficiente sentire questo suono per provocare reazioni di panico.
Molti dei bambini che sono ancora in Siria hanno vissuto la maggior parte della propria vita in un incubo. Non deve sorprendere quindi se molti di loro soffrono di incubi notturni e hanno difficoltà ad addormentarsi. Una situazione che ha conseguenze gravi per la salute fisica e mentale dei bambini e “può portare a conseguenze di natura psichiatrica”, come dicono gli esperti di Save the Children. “Sono tantissimi i bambini che soffrono di minzione involontaria e di frequente enuresi notturna (lo riferisce il 71% degli adulti) e quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. La metà degli adulti intervistati denuncia che i bambini che non riescono più a parlare e sono molti anche quelli che commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio” dicono i ricercatori. Nella città assediata di Madaya, in due mesi lo staff medico ha detto ai ricercatori di Save the Children che sono stati almeno 6 i casi di bambini che hanno tentato il suicidio per farla finita con la guerra.
Ma non basta. A questi bambini spesso mancano i genitori, i loro punti di riferimento. Spesso non possono andare a scuola e devono trovare il modo per sopravvivere cercando di sfuggire a livelli di povertà inimmaginabili. Basti pensare che per molti di loro, non manca solo il cibo ma anche l’acqua spesso è difficile da trovare. Per questo non è difficile che molti di loro vengono reclutati da gruppi armati. “La guerra è un business e spesso i gruppi armati sono gli unici che hanno il denaro per pagare”, spiega un ragazzino agli intervistatori di Save the Children. Se per i maschi l’unica opportunità è finire a fare i soldati (in aperta violazione a decine di accordi internazionali), per le bambine, l’unica strada è essere ceduta e diventare vittime di matrimoni precoci. Sono tantissimi i casi di genitori che, non potendo curarsi di queste bambine, preferiscono cederle a uomini di famiglie ricche nella speranza di salvarle.
Dall’inizio del conflitto sono state colpite più di 4mila scuole (due al giorno). Una scuola su tre oggi ha subito danneggiamenti a causa dei bombardamenti o è stata trasformata in rifugio per sfollati. E anche dove esistono gli edifici, mancano i docenti: circa 150mila tra insegnanti e personale educativo hanno lasciato il Paese. “Ci sono bambini come mio fratello che hanno dimenticato tutto quello che avevano imparato a scuola. Lui non sa più fare neanche due più due. Tanti non sanno riconoscere più neanche le lettere dell’alfabeto. Non vado più a scuola da due anni e ho paura del mio futuro. Gli anni passano e io non so cosa farò senza un’istruzione” è questo che ha detto una bambina di 11 anni intervistata in un campo di sfollati in Siria. Per i bambini, la mancanza di educazione è destinata a diventare uno dei maggiori problemi nel prossimo futuro. Scuola non significa solo apprendimento, ma anche socializzazione.
Anche quei bambini “fortunati” che  hanno ancora una famiglia sono destinati ad avere problemi. I nuclei familiari spesso si trovano versano in condizioni di estrema povertà, gli adulti non riesco a trovare lavoro e per quelli che sono finiti nei campi per i rifugiati proprio il loro status impedisce loro di lavorare. La conseguenza è che tra i bambini rifugiati in Turchia, il 45% di loro soffre di disturbi traumatici da stress e il 44% di depressione.
“Molti dei bambini che vivono il conflitto siriano sognano di morire per andare in Paradiso e avere così un posto dove poter mangiare e stare al caldo. Alcuni di loro sperano di essere colpiti dai cecchini per poter andare in ospedale”, è il duro il giudizio di Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.  “Non possiamo rimanere a guardare mentre si consuma questa tragedia sulla pelle dei bambini. Devono immediatamente smettere i bombardamenti sui civili e gli aiuti devono raggiungere le popolazioni con particolare attenzione al sostegno psicologico per i più piccoli e vulnerabili”.
Una esortazione che pare non riuscire a raggiungere il cuore di chi questa guerra l’ha voluta e continua a non fare nulla per farla finire.

* Kiwanis Club Panormo.