Slovenia. Nuovo governo con vecchi problemi

di Valentino De Bernardis –

sloveniaA due mesi dalle elezioni anticipate, il 18 settembre l’Assemblea Nazionale slovena ha votato la fiducia al nuovo esecutivo di centro sinistra guidato da Miro Cerar. La coalizione di governo può contare su una maggioranza di 52 seggi (SMC 36 – DeSUS 10 – SD 6) su 90. Durante il dibattito fiume di oltre nove ore, sul voto di fiducia alla Camera, Cerar ha tracciato la rotta del suo governo; nello specifico condurre il paese al riparo da ulteriori crisi economiche attraverso: taglio alla spesa pubblica, privatizzazioni, riforme strutturali e l’intenzione di portare a compimento la ristrutturazione del sistema bancario iniziato nel 2012.

Budget 2015. Una revisione di bilancio prima di fine anno è necessaria per poter rispettare l’impegno assunto con Bruxelles e riportare il rapporto deficit/Pil sotto il 3% entro il 2015. Dati i margini di manovra alquanto ridotti, è probabile che l’esecutivo in prima battuta mirerà a migliorare la riscossione delle imposte, al fine di combattere l’imperante evasione fiscale. Qualora tale misura non dovesse portare i successi sperati, c’è da aspettarsi l’innalzamento dell’aliquota massima d’imposta sul reddito individuale, oppure l’introduzione di nuove imposte nel settore bancario o energetico.

Privatizzazioni. Il tema della dismissioni delle partecipazioni statali è uno dei più delicati, in un paese dove ancora vi è una forte presenza dello Stato in vari settori economici. A breve termine il tema più spinoso potrebbe riguardare la privatizzazione della rete telefonica nazionale Telekom Slovenije. slovenia4 fuoriSecondo i piani iniziali le procedure di vendita, cominciate ad aprile 2014 sarebbero dovute terminare entro la fine dell’anno, per circa €1.1 mld, ma le varie vicissitudini politiche hanno procrastinato la cessione. Agli inizi di settembre la holding di investimento statale (SSH), che coordina la vendita del patrimonio pubblico, ha annunciato un ritardo sine die del processo (in attesa del benestare del nuovo dicastero). La questione Telekom Slovenije (ma anche altre future dismissioni) potrebbe provocare importanti frizioni nella coalizione tripartitica data la differente posizione tenuta da SMC (intenzionata a portare a termine l’operazione in essere) ed il duo DeSUS-SD (fortemente contrari ad ulteriori privatizzazioni di assets statali strategici).

Riforme strutturali. Dopo anni di rinvii, ormai non sono più procrastinabili le riforme impopolari del sistema sanitario nazionale e di quello pensionistico.
Dato il percorso tortuoso che Cerar si appresta ad intraprendere, la scelta di affidare il ministero delle Finanze ad un tecnocrate, fuori dai giochi politici, come può essere il professor Dusan Mramor, è un buon inizio. Mramor ha già ricoperto la medesima carica dal 2002 al 2004, durante il governo Anton Rop (l’ultimo a guida dei liberali del Liberalna demokracija Slovenije LDS), curando l’accesso della Slovenia in seno all’Unione Europea (maggio 2004). Il suo nome è sinonimo di quel rigore e liberalismo necessario a Lubiana per tranquillizzare sia i mercati internazionali che Bruxelles, su come il percorso di risanamento dei conti pubblici iniziato dalla Bratusek, sarà portato a compimento senza intoppi.
Altro nome di rilievo è rappresentato da Goran Klemencic, dal 2010 Commissario Capo della Commissione per la Prevenzione della Corruzione, al Ministero della Giustizia; salito alle cronache per aver riferito in parlamento nel 2013 le indagini su Zoran Jankovic (leader del maggior partito di opposizione Slovenia Positiva PS e sindaco di Lubiana) e Janez Jansa (primo ministro in carica e leader del Partito Democratico Sloveno SLS) per una serie di introiti personali sospetti. Sebbene la sua nomina abbia trovato una forte opposizione da parte di SLS, la sua presenza è chiarificatrice di come il governo intenda rafforzare le normative sullo Stato di diritto.

Ad ogni modo, sebbene Cerar abbia fatto della lotta alla vecchia politica il fulcro della sua campagna elettorale e della sua avventura politica, a leggere con attenzione i nomi degli altri ministri si può notare come essi siano frutto di accordi politici e compromessi. Tenendo conto che DeSUS e SD facevano parte anche della precedente compagine governativa, hanno ottenuto la riconferma di quattro dei sette ministri loro spettanti. Per quanto riguarda DeSUS si è proceduto alla riconferma Karl Erjave Erjavec agli Esteri e Gorazd Zmavc alla Diaspora; mentre per i SD Dejan Zidan all’Agricoltura e Anja Kopac Mrak al Lavoro e Pari Opportunità.
Se è vero che il piano che ha enunciato Cerar è alquanto ambizioso, appare altrettanto ambizioso la possibilità di riuscire a tenere assieme la coalizione di governo durante l’attuazione delle riforme più impopolari. In particolare bisognerà vedere se un ticket Cerar-Mramor potrà essere così forte da convincere Zedan ed Erjaven a cambiare la loro posizione su alcune questioni chiave oppure no. Date tali premesse, nel medio periodo potrebbero nascere nuove maggioranze in seno al parlamento, avente come base SMC e i suoi 36 parlamentari.

@debernardisv