Spagna. Arresti e perquisizioni in vista del referendum indipendentista

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La Guardia Civil spagnola è intervenuta oggi a Barcellona su ordine della magistratura provvedendo ad arrestare 14 alti funzionari coinvolti nella preparazione della consultazione referendaria per l’indipendenza della Catalogna prevista per il 1 ottobre.
Come è già avvenuto nei giorni scorsi, sono state sequestrate le lettere pronte ad essere spedite i presidenti di seggio e agli scrutinatori.
Tra gli arrestati vi è Josep Maria Jové, braccio destro di Oriol Junqueras, leader di Esquerra Republicana de Catalunya e vicepresidente del governo catalano. La notizia degli arresti e delle perquisizioni si è sparsa in un baleno e nelle strade si sono riversati numerosi cittadini al grido di “voteremo!”. Annunciate manifestazioni di protesta.
La Corte costituzionale spagnola ha dato nei giorni scorsi ancora una volta ragione al governo di Madrid ed ha bollato come incostituzionale il referendum per l’indipendenza approvato il 6 settembre dal parlamento catalano con 72 voti a favore, 11 astensioni e nessun contrario.
Non è la prima volta che in Catalogna si tiene un referendum del genere: nel novembre 2014 il 72% dei 2 milioni di catalani (su 4,5 milioni di aventi diritto) che avevano preso parte alla consultazione referendaria indetta dall’allora governatore Artur Mas si era detto favorevole all’indipendenza.
Il risultato, scontato, aveva comunque un valore prettamente simbolico (e forse propagandistico), in quanto già prima la Corte costituzionale del paese, interrogata dalle autorità centrali di Madrid, aveva dichiarato nulla la consultazione elettorale poiché non era prevista (e non lo è tutt’oggi) la possibilità per una regione spagnola di costituirsi in nazione indipendente.
Nuovamente nell’ottobre 2016 il parlamento aveva deliberato di indire un referendum sull’autodeterminazione della regione, ma nel dicembre dello stesso anno la Corte Costituzionale spagnola aveva cassato la risoluzione del parlamento catalano.
Nonostante ciò il presidente della Regione autonoma della Catalogna, Carlos Puigdemont, aveva già in giugno deciso di andare avanti per la sua strada ed aveva fissato la data per la consultazione per, appunto, il 1 ottobre.