Sud Africa. L’Anc paga gli errori di Zuma

di Valentino De Bernardis

Gli errori politici si pagano sempre, tutti indistintamente, anche se ci vuole tempo. Se poi gli errori sono figli di calcoli errati o di tentativi aleatori di voler forzare la mano quando non se ne ha la forza, allora le conseguenze sono incalcolabili. Questo è quello che sta accadendo oggi al presidente Jacob Zuma, al suo African National Congress (Anc), e in maniera indiretta al Sud Africa.
Una serie di decisione a dir poco azzardate hanno condotto il paese ad una elevata instabilità politica, che nel breve giro di pochi giorni ha innestato una reazione a catena in ambito prima economico e poi sociale.
Indebolito da una lunga sequela di scandali personali, con un partito sull’orlo della deflagrazione, e reduce da una sostanziale sconfitta elettorale nelle municipali del 2016, Zuma ha deciso di far saltare il banco, e legare il destino del Sud Africa al suo personale. L’ultima vicenda è un improvvisato, e per certi aspetti ingiustificato, rimpasto di governo attuato il 31 marzo, che ha portato al cambio dei responsabili di dieci dicasteri, dall’energia, alla sicurezza, al turismo e sopratutto delle finanze. Ed è proprio l’esautorazione di quest’ultimo, Pravin Gordhan, ritenuto da sempre alfiere del rigore finanziario e della lotta alla corruzione, a destare le maggiori ripercussioni, come era già successo nel 2015, quando però Zuma ebbe l’accortezza di richiamare Gordhan a capo delle finanze, per evitare il rischio di far cadere il paese in una crisi dagli sviluppi imprevedibili.
Siccome la perseveranza nell’errore si paga sempre in politica, il primo impatto negativo ottenuto dalla decisione di Zuma si è avuto in campo internazionale con il declassamento del rischio sudafricano da parte dell’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s, a livello di spazzatura, seguita a pochi giorni dall’agenzia Fitch. Un declassamento che si abbatte come una mannaia sul lavoro del nuovo ministro delle finanze Malusi Nkanyezi Gigaba, chiamato a risollevare le sorti dell’economia nazionale, con l’handicap di partenza di non poter contare come in passato su un ampio ventaglio di investimenti stranieri.
Alle incertezze in campo economico si sommano quelle in campo sociale. Monta il malcontento popolare, strangolato da una crisi di cui non si riesce a vedere la fine, alti tassi di criminalità e di disoccupazione. Il fine settimana testé trascorso è stato caratterizzato, difatti, da imponenti manifestazioni di piazza, che hanno coinvolto oltre 60mila persone, unite con una unica voce a chiedere le dimissioni di Zuma. Manifestazioni a cui sarebbe riduttivo mettere solamente il cappello dell’opposizione all’Anc, data sia l’elevata partecipazione in termini di numero, che per l‘eterogeneità delle città in cui si sono tenute, da Johannesburg a Pretoria, a Durban, a Cape Town, realtà geografiche molto differenti tra loro sia economicamente che socialmente.
Rimane da capire cosa vorranno fare i vertici dell’Anc, per uscire dal vicolo cieco in cui il loro leader li ha cacciati. Capire se è politicamente più conveniente far arrivare Zuma alla scadenza naturale del suo mandato nel 2019, come anticipato dal ministro delle Comunicazioni Ayanda Dlodlo, oppure costringere Zuma a dimettersi ed eleggere un presidente di transizione, per traghettare il paese fino alle prossime elezioni. Di certo quello che nessuna delle correnti del partito vuole, è andare ad elezioni anticipate in uno dei momenti in cui la popolarità dell’ANC è a minimi, e il rischio di perdere la maggioranza assoluta in parlamento per la prima volta dalla fine dell’apartheid è molto elevato. Qualunque sia la strada che si deciderà da percorrere, è ormai chiaro a tutti che Zuma rappresenti il passato del Sud Africa, e la necessità di individuare un nuovo leader per rilanciare il paese è un onere che l’Anc non può non assumersi nel breve-medio periodo.
In un tale quadro di forte instabilità politico-economica, il presidente Zuma continua professarsi come unico difensore degli interessi nazionali, richiamando la popolazione ad unirsi sotto la sua leadership contro la rinnovata ondata di razzismo che si è palesata in Sud Africa con le manifestazioni di piazza degli ultimi giorni, mostrando il totale scollamento dalla base viva del suo elettorato di riferimento.

@debernardisv
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