Tap o non Tap: c’è un attacco ingiustificato dei media italiani all’Azerbaijan

di Romolo Martelloni

L’Azerbaigian, secondo alcuni media italiani ed europei, è descritto come un paese despota e che non rispetta i diritti umani. Accuse puntualmente respinte dal governo di Baku, dalle diplomazie presenti in Azerbaigian, dalle comunità interreligiose, dal presidente dell’Interparlamentare Italia-Azerbaigian, l’onorevole Azer Karimli e dalle associazioni di amicizia tra i due paesi. In Azerbaigian esiste una cospicua comunità italiana che, come accade in qualsiasi altro paese estero, si conosce, si incontra e spesso si confronta sui fatti che accadono in Italia e in Europa. O talvolta invece si scambia opinioni su ciò che accade nel paese che li ospita.
A Baku nel 2015 è successa una strana cosa dopo le continue e reiterate accuse dei media italiani ad uno stato sovrano che ha fatto tanto per rendere più forti le relazioni con noi, un paese che amano: Per la prima volta gli italiani, o almeno la gran parte di essi, si sono confrontati sull’attacco mediatico subito dall’Azerbaigian prima, durante e dopo l’organizzazione dei Giochi europei. E la stragrande maggioranza di essi ha concordato sul fatto che questo attacco è stato del tutto inopportuno, forse manovrato, o comunque frutto di una grande ignoranza che aleggia in Europa sull’Azerbaigian e su tutta questa area geografica. La cosa assolutamente inusuale è stato sentirsi tutti vicini ad un popolo ed una nazione che non sono l’Italia, ma in cui tutti noi ci sentiamo a casa e che rispettiamo per gli sforzi compiuti dal crollo dell’Unione Sovietica ad oggi in tutti i settori, dall’istruzione all’edilizia, dalla valorizzazione della cultura e dello sport alla politiche internazionale e allo sviluppo sociale. E succederà anche questa volta!
Ora lo fanno sul Tap, non sapendo che se è vero che il prezioso combustibile proviene dal giacimento Shaz Denis sul Caspio, è anche vero che nell’assetto delle quote di maggioranza nel Tap, la Socar (come la nostra Eni) detiene il 20 per cento come gli altri soci. Come non esprimere quindi dissenso per tutti quegli articoli che muovono critiche ad un paese senza neanche considerare la storia, il contesto geopolitico e la cultura che lo caratterizzano? Il fenomeno della cattiva informazione non danneggia solo una nazione, bensì la sua gente, il progresso sociale e le amicizie tra i popoli.