Tillerson ad Ankara: possibile accordo sui curdi in Siria, ‘al di là dell’Eufrate’

di Enrico Oliari

Un corridoio lungo il confine, ovviamente in territorio siriano, per tenere lontani i curdi e le milizie dell’Ypg. Potrebbe essere questo l’accordo raggiunto ad Ankara dal segretario di Stato Usa Rex Tillerson e dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu per stemperare le tensioni fra Stati Uniti e Turchia in tema di Siria, in realtà una proposta non nuova in quanto si tratta di una richiesta già formulata dal governo di Ankara all’inizio del conflitto.
Quanto sta accadendo nella regione di Afrin con l’attacco turco ai curdi dell’Ypg rappresenta le contraddizioni e i vizi delle varie potenze attive nello scenario siriano, con gli Usa che sostengono l’Ypg (Unità di protezione del popolo, ala armata del Partito democratico) in quanto primo e vero baluardo all’espansione dell’Isis, si pensi alla battaglia di Kobane; la Turchia, alleata degli Usa e membro della Nato, nel corso del conflitto ha tenuto molteplici atteggiamenti, lasciando passare dai propri aeroporti decine di migliaia di foreign fighters, perlopiù nordafricani, diretti nelle fila dell’Isis, come pure dai propri confini armi e beni in un senso e petrolio proveniente dallo Stato Islamico dall’altro: oggi i turchi sono entrati in territorio siriano (in barba al diritto internazionale) ed hanno sferrato un importante attacco ai curdi dell’Ypg, reo di avere interazioni con il Pkk turco ma soprattutto, spingendosi verso ovest (Afrin), di sottrarre spazi agli alleati “ribelli”, cioè le popolazioni turcomanne e le varie sigle di gruppi anti al-Assad, compresi i qaedisti di Jabath Fatah al-Sham (ex al-Nusra) e i diversi gruppi salafiti.
Per quanto le popolazioni curde arrivino fino ad Afrin (in realtà più si va verso occidente, più le varie etnie si mescolano), il presidente turco Recep Tayyp Erdogan vorrebbe i curdi al di là dell’Eufrate, e l’obiettivo del suo attacco di questa settimane potrebbe essere stato proprio quello di portare gli Usa ad un tavolo e fare pressioni per convincere i curdi a cedere sulla linea.
Erdogan ha in più occasioni minacciato di estendere l’attacco a Manbij, città curda ad ovest dell’Eufrate dove stazionano le forze Usa
Erdogan, che ha incontrato Tillerson prima che questi si recasse da Cavusoglu, ha chiesto agli Usa di togliere il proprio sostegno ai curdi dell’Ypg, formazione per Ankara terrorista, e di lasciare l’area. Il presidente turco si è poi lamentato il fatto che mercoledì scorso i soldati statunitensi hanno ostacolato con la loro presenza le operazioni dell’esercito turco
La politica di Washington va invece nel senso opposto, dal momento che sono proprio i curdi a garantire la cintura necessaria perché “terrorismo” e interessi di di Ankara non viaggino sullo stesso binario, ma è certo che una soluzione al problema va individuata, anche perché più ci sono attriti tra gli Usa e la Turchia, più la Russia è pronta ad aprire, anzi a spalancare, le proprie porte ad Erdogan.