Trump e Erdogan si incontrano tra le rispettive incoerenze: i curdo-siriani visti come una minaccia

di Shorsh Surme

In occasione del primo incontro ufficiale di martedì 16 maggio tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il “sultano” turco Recep Tayyip Erdogan si è parlato di relazioni bilaterali e di “lotta al terrorismo” nella regione del Medio Oriente. La domanda è d’obbligo: Trump si è forse dimenticato che la Turchia di Erdogan ha aiutato per ben due anni i tagliagole dell’Isis?
Il presidente Trump non ha speso una parola contro la continua violazione dei diritti umani e del popolo curdo in Turchia, bensì ha detto che “Sosteniamo la Turchia nella lotta contro l’Isis e il Pkk” (Partito dei Lavoratori del Kurdistan). E ha aggiunto che “il coraggio turco nelle guerre è leggendario”, ringraziando la Turchia per il contributo dato nel conflitto coreano degli anni ’50.
Da canto suo il presidente turco ha ribadito che “nella lotta contro il terrorismo”, la Turchia promuoverà la “stabilità del globo” e la “pace”. Dimenticando che a casa sua dal luglio scorso sono stati arrestati più di 50mila individui tra cui accademici, giornalisti, magistrati, poliziotti e militari con l’accusa infondata quello di essere coinvolti nel “golpe militare” dell’anno scorso e non solo.
Arrestati anche 32 parlamentari curdi del partito Hdp (Partito democratico dei Popoli), eletti democraticamente dalla loro gente, i quali cercavano giustamente di portare la questione curda al parlamento per trovare una soluzione pacifica.
Nelle ultime tre settimane i generali del sultano hanno oltrepassato il confine con il Kurdistan dell’Iraq bombardando i villaggi ai piedi di monte di Qandil e costringendo di conseguenza la popolazione civile ad abbandonare di nuovo i loro villaggi che con molta fatica avevano ricostruito dopo che Saddam li aveva rasi al suolo.
La Turchia considera il Pyd, Partito dell’Unione Democratica, il principale partito curdo siriano) e l’ala armata Ypg (Unità di protezione del popolo, per intenderci quelli della liberazione di Kobane e che ancora oggi sono la più efficace arma contro l’Isis) una minaccia per la Turchia, perché cercano di difendere il territorio del Kurdistan della Siria (Rojawa) dall’Isis e perché governando democraticamente la popolazione. E questa dovrebbe secondo il “sultano” costituire una minaccia?
Purtroppo, a quanto si è saputo del colloquio tra Erdogan e Trump, quest’ultimo ha detto che l’iniziativa di aiutare con le armi il partito curdo Siriano Ypg “E’ una cosa momentanea”.