Trump “obbedisce” a Pechino e riconosce l’“unica Cina”

di Enrico Oliari –

Anche per Donald Trump la Cina è una sola. Il presidente Usa lo ha confermato al collega cinese Xi Jiinping nel corso di una “lunga” telefonata, come ha riferito l’ufficio della Casa Bianca. La nota riporta che “I due leader hanno discusso di numerosi argomenti e il presidente Trump ha accettato, su richiesta del presidente Xi, di rispettare il principio “dell’unica Cina””. A termine della telefonata, definita “estremamente cordiale”, i due leader si sono scambiati “inviti a incontrarsi nei rispettivi Paesi”.
Si tratta di un vero e proprio ripensamento di quella che era sembrata essere la politica di Trump di congelamento dei rapporti con Pechino, per cui concetti forti come “protezionismo”, “alti dazi per le merci cinesi”, “manipolazioni della valuta” e “far rispettare gli interessi Usa nel Mar Cinese Meridionale” stanno svanendo come neve al sole.
Il tutto è iniziato con la lettera di prassi del presidente cinese in cui venivano espresse le felicitazioni per l’insediamento alla Casa Bianca. Trump ha risposto nei giorni scorsi ringraziando “il presidente Xi per la sua lettera di felicitazioni inviata in occasione dell’investitura e augura al popolo cinese una felice Festa delle Lanterne e un felice Anno del Gallo”. Non solo: dalla presidenza Usa si è appreso che Trump sarebbe stato “contento di lavorare col presidente Xi per sviluppare una relazione costruttiva che sia benefica sia per gli Stati Uniti che per la Cina”.
A seguito della lettera dal ministero degli Esteri di Pechino è stato fatto sapere “l’alto apprezzamento” per la lettera inviata da Trump, poiché, come ha riferito il portavoce Lu Kang, “La Cina attribuisce una grande importanza alle relazioni con gli Stati Uniti; come ha detto il presidente Xi Jinping, Stati Uniti e Cina condividono una responsabilità importante per il mantenimento della pace e la stabilità mondiale oltre che nel promuovere lo sviluppo a livello globale”.
“La collaborazione – ha continuato Kang – è l’unica scelta per i due Paesi. La Cina vuole cooperare con gli Stati Uniti per prevenire conflitti e opposizioni, in un rispetto reciproco utile a entrambi, superando le differenze e muovendosi nel contesto di una relazione stabile e solida”.
La telefonata di oggi fra Trump e Xi presenta l’inversione di rotta in tema di apertura di Washington a Taiwan, un’ipotesi che adesso sembra remota, ma che fino a poche ore fa sembrava tutt’altro che fantapolitica.
Il 2 dicembre la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, aveva preso il telefono e chiamato Trump (che aveva che aveva twittato “called me” ) per congratularsi per l’elezione, cosa che aveva fatto infuriare Pechino, da dove si era rimarcato che “c’è solo un’unica Cina nel mondo e Taiwan è un’inseparabile parte del territorio cinese. Il governo della Repubblica popolare cinese è il solo legittimato a rappresentare la Cina”.
Quella telefonata tuttavia non era stata di pura circostanza o una gaffe, come la si era fatta passare, bensì rispondeva ad un articolato lavoro preparatorio dell’ex senatore Usa Bob Dole, lobbista del gruppo Alston & Bird, il quale aveva impiegato sei mesi di lavoro e di pressioni ad alto livello fra le due parti per lanciare un chiaro segnale volto al riavvicinamento con Taiwan, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche nel 1979, quando il politically correct imponeva la linea dell’“one China”.
Per farla breve, Trump sembra averci ripensato e con la telefonata di oggi, dopo aver archiviato l’incidente di un aereo di ricognizione Usa P-3 Orion che si è sfiorato con un jet di pattuglia cinese KJ-300 s al largo delle isole Scarborough, ha teso la mano a Xi e manifestando la volontà di rispettare il principio “dell’unica Cina”, ha voluto dare un chiaro segnale di distensione.
D’altro canto tra la Repubblica di Cina e la Repubblica Popolare Cinese non c’è partita: quest’ultima ha in mano 1.250 miliardi di dollari del debito Usa.