Tunisia. Gay: il governo promette stop all’uso dell’anoscopia

di Vanessa Tomassini –

Quando si parla di omosessualità in Medio Oriente, ogni forma di generalizzazione è vietata. L’area è vasta ed ogni Paese ha la sua regolamentazione in materia: dal carcere, alla pena di morte in Iran e Arabia Saudita, fino al Libano, uno dei paesi più libertari.
In Tunisia l’omosessualità è punita con l’arresto. Se questo non vi sembra abbastanza, il governo ricorre a una pratica piuttosto bizzarra per valutare l’orientamento sessuale di un uomo: l’anoscopia forzata, pratica che in questi giorni il Palazzo di Cartagine ha dichiarato voler abbandonare. A confermarlo, venerdì, è stato il ministro per i Diritti Umani.
“Questi esami non possono più essere imposti con la forza, fisica o morale, o senza il consenso della persona interessata”, ha detto alla “France Presse” il ministro Mehdi Ben Gharbia, riferendosi agli esami utilizzati dalle autorità del suo Paese che hanno ben poco fondamento scientifico. Diversi attivisti LGBT hanno denunciato spesso le ispezioni anali, come una pratica primitiva ed inumana.
Ben Gharbia ha poi precisato che i giudici hanno diritto di richiedere la prova in un caso di sospetta omosessualità, “ma questa persona ha ogni diritto di rifiutare, senza che il suo rifiuto sia considerato come prova”. “La Tunisia, ha aggiunto, è impegnata a proteggere la minoranza sessuale da qualsiasi forma di stigmatizzazione, discriminazione e violenza”.
Dopo le rivolte della cosiddetta primavera araba del 2011, che hanno portato alla deposizione dell’ex presidente, Zine El Abidine Ben Ali, si è avviato il processo democratico tunisino, consentendo anche un dibattito aperto sulla situazione della comunità gay e lesbica. Tuttavia non è proprio possibile parlare di diritti. Tantissimi i giovani arrestati, maltrattati e perseguitati a causa delle loro preferenze sessuali lo scorso anno.
L’articolo 230 del codice penale tunisino prevede infatti l’arresto fino a tre anni per i gay, ed il presidente Beji Caid Essebsi ha detto che la legge non verrà abrogata. “In un paese musulmano – sostiene Ben Gharbia- la società civile deve prima essere preparata”. Restiamo in attesa di conoscere la data in cui la Tunisia deciderà di fare un primo vero passo verso la democrazia, abbandonando l’anoscopia, che più che rilevare i gusti sessuali di chi vi è sottoposto, rende nota l’ignoranza di chi la richiede.