Turchia. Erdogan, ‘l’Ue ci fa perdere tempo’

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Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha lamentato oggi in un’intervista alla Bbc che “l’Ue non ci invita più ai summit dei leader, ma ci fa anche perdere tempo”. Le perplessità di Erdogan sono dovute al fatto che al momento sono bloccati i processi di adesione all’Unione Europea come pure non sono stati cancellati i visti per i cittadini turchi diretti nei Ventotto, cosa che era stata prevista nell’accordo sui migranti insieme all’assistenza economica di 3 miliardi di euro (250 milioni la parte dell’Italia).
“Per noi – ha continuato il leader turco – sarà confortante se l’Ue dirà senza mezzi termini “Noi non possiamo accettare la Turchia nella Ue”… Allora noi cominceremo il nostro piano B e C”. “Una volta – ha ricordato Erdogan – la Turchia veniva descritta come un Paese che ha compiuto una rivoluzione silenziosa”.
In realtà la Turchia di oggi, quella degli arresti e della repressione, quella con i deputati curdi dell’opposizione in carcere e del bavaglio alla stampa, quella che ha lasciato transitare decine di migliaia di foreign fighters e quella del presidenzialismo pressoché totalitarista, ha ben poco a che fare con quella della “rivoluzione silenziosa”, ed anche la questione dei visti va presa con una certa prudenza dal momento che sono oltre 10mila i turchi che hanno combattuto e combattono con l’Isis in Siria e in Iraq e che oggi potrebbero ritentare nella loro madre patria e da lì viaggiare senza problemi in Europa.
D’altro canto non è un mistero che Erdogan, che comunque continua a godere con il suo Akp del sostegno della maggioranza della popolazione, stia non da oggi guardando altrove, verso la Russia e la sua Unione economia euroasiatica.
Tuttavia specie nel nord del paese permane forte la protesta nei suoi confronti: pochi giorni fa un milione di persone hanno manifestato in una “Marcia della Giustizia” durata 25 giorni, che ha attraversato il paese per oltre 400 chilometri ed è confluita a Maltepe, nella parte asiatica di Istanbul, per rispondere all’appello di Kemal Kilicdaroglu, il leader del Chp, il Partito Repubblicano Popolare. A dare il via alla protesta è stato l’arresto di un deputato dell’opposizione.
“Oggi è solo un primo passo e non sarà l’ultimo. Ciascuno deve sapere bene che il 9 luglio segna un una nascita, l’inizio di una nuova storia”, ha affermato Kilicdaroglu.