Turchia. Erdogan vuole l’opposizione fuori gioco: chiesti 59 anni per il curdo Demirtas

di Shorsh Surme

Il pubblico ministero turco ha chiesto 59 anni di carcere per il presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP) Selahattin Demirtas e 83 anni al co-presidente Figen Yuksekdag, entrambi con l’accusa infamante “di essere organizzatori di un gruppo terroristico”.
In realtà il “sultano” Recep Tayyip Erdogan e il suo partito AKP non sono mai riusciti a digerire la vittoria dei curdi nelle due tornate elettorali nel 2015, i quali, superando lo sbarramento del 10%, sono riusciti a entrare in parlamento.
Il tentativo di mettere fuori gioco i partiti di opposizione non rappresenta una novità in Turchia, tanto che nel marzo del 1994 fu messo fuori legge il Partito Hadep, che aveva appena vinto le elezioni, e furono arrestati tutti i parlamentari curdi eletti.
Tra loro c’era la deputata curda Leyla Zana, che scontò 10 anni di carcere per aver pronunciato una frase in curdo durante il giuramento, dicendo “viva la fratellanza tra il popolo curdo e il popolo turco”; questa frase fu considerata dalla Corte lesiva dell’unita nazionale turca.
I dirigenti della Turchia devono sapere che senza il riconoscimento dell’identità curda, Ankara non potrà mai arrivare a garantire la pace nel paese. Per i curdi infatti è di fondamentale importanza che la loro lingua e la loro cultura abbiano il riconoscimento di pari dignità.
Fino ad oggi non esiste ancora una sola scuola curda in tutta la Turchia e il governo turco investe solo il 3% del risorse nazionali nelle aree abitati dalla minoranza.
E’ inaccettabile che la Turchia possa essere membro Nato e membro del Consiglio d’Europa perpetrando tali discriminazioni.