Turchia. Nell’era di Erdogan le donne non possono festeggiare l’8 marzo

di Shorsh Surme

Nella Turchia confessionale si è arrivati a proibire la Festa della Donne, l’ 8 marzo, alle donne curde. Ormai il “sultano” Recep Tayyp Erdogan sta abusando dello stato di emergenza nazionale dichiarato dal governo dopo il cosiddetto “fallito colpo di stato militare nel 2016”, presunto o vero che sia stato. Da allora Ankara ha esteso lo stato di emergenza più volte, in particolare nella zona del Kurdistan della Turchia (Nord Kurdistan). Infatti giovedì le autorità turche della provincia curda di Diyarbakir (Amedin per i curdi) hanno negato il permesso di celebrare la ricorrenza a tutte le associazioni e organizzazioni delle donne come la piattaforma femminile di Diyarbakir, la Camera dei medici locali, l’Unione per l’educazione e la scienza e la Confederazione dei sindacati dei dipendenti pubblici (Kesk), dicendo loro che tutte le riunioni pubbliche, i raduni, le passeggiate, i sit-in, le attività civiche, le dichiarazioni alla stampa e le proteste sono proibite.
Ricordiamo che a differenza di molti paesi, la Giornata internazionale della Donna non è un giorno festivo in Turchia., per quanto fosse osservata dall’inizio del XX secolo e venne ufficialmente adottata dalle Nazioni Unite nel 1975.
Proprio per questo motivo sia il partito curdo dell’Hdp, Partito democratico dei popoli, sia il Partito popolare repubblicano laico (Chp) avevano presentato proposte di legge per farne una, senza però che alcuna venisse approvata.
Tutti i partiti di opposizione sostengono che l’amministrazione del presidente Recep Tayyip Erdogan utilizzi le leggi sullo stato di emergenza per ridurre le libertà e reprimere la società civile.