Turchia. Operazioni contro i curdi: l’Onu denuncia la violazione dei diritti umani. 500mila sfollati

di Davide Delaiti –

A seguito dell’attentato di Suruc del luglio 2015 in cui persero la vita 33 giovani manifestanti, fatto poi attribuito all’Isis, il presidente turco Recep Tap Erdogan dichiarò finita la tregua con il Pkk, il partito curdo dei Lavoratori, ed iniziò le ostilità inviando militari e bombardando interi villaggi e città, con numerose vittime nella popolazione. Violenze che hanno innescato la reazione dei miliziani del Pkk, le cui frange estreme (anche la fuoriuscita Tak) si sono espresse con azioni terroristiche.
Fino ad oggi le gravi violazioni dei diritti umani operate dall’esercito turco nel Kurdistan del Nord non hanno smosso l’interesse della comunità internazionale, ma in mattinata l’Onu ha denunciato in un rapporto la morte di circa duemila persone nella regione sudorientale, nonché le gravi violazioni di diritti umani nel corso delle operazioni governative di sicurezza nella zona.
Il rapporto parla di 500mila curdi sfollati, ed indica immagini satellitari che mostrano la distruzione dei villaggi, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite hanno riportato di uccisioni, torture e sparizioni, soprattutto durante il coprifuoco.
Inoltre le autorità governative non hanno concesso in più occasioni gli ispettori di avere accesso a determinate aree in quanto, come ha dichiarato l’alto commissario delle Nazioni Unite Zeid Ra’ad al-Hussein, “Le autorità turche hanno contestato la veridicità dei rilievi fatti nel rapporto”.
Denunciando il fatto che Ankara non abbiamo mai compiuto inchieste, il rapporto spiega che 800 delle vittime appartenevano alle forze di sicurezza e che altri 1.200 avevano compiuto azioni violente contro lo Stato, ma poi vi sono le vittime civili ed almeno 189 persone agli arresti a Cizre, città costretta nel 2016 senza viveri.

Kurdistan turco, villaggio bombardato.