Turchia. La Corte suprema respinge la richiesta di annullamento del referendum

di Guido Keller –

La Corte suprema della Turchia ha respinto la richiesta di annullamento del referendum del 16 aprile che ha assegnato, seppur in modo risicato (51,41%), la vittoria alla riforma presidenzialista voluta da Recep Tayyp Erdogan.
Dopo che la Commissione elettorale aveva stabilito che le schede non timbrate sarebbero state da contare lo stesso, i due partiti di opposizione, cioè l’il Chp e l’Hdp, hanno inoltrato il caso alla Corte costituzionale al fine di chiedere l’invalidazione del referendum o quantomeno il riconteggio delle schede senza quelle non timbrate, ma i giudici hanno respinto la richiesta.
Che poi è quello che andava invocando l’Unione Europea, con la portavoce della Commissione, Margaritis Schinas, che ha invitato “le autorità ad avviare indagini trasparenti sulle presunte irregolarità sollevate dagli osservatori” Osce.
Intanto continuano le proteste in diverse città della Turchia, poiché ai turchi delle zone costiere, delle grandi città, ai curdi e persino agli abitanti della cittadina da cui Erdogan proviene, non è piaciuto l’accentramento dei poteri dello Stato in un uomo solo senza garanzie e controbilanciamenti, ma soprattutto non sono andate giù quelle 2,5 milioni di schede non timbrate, quel sospetto forte di brogli, confermato seppure in modo politically correct dalla missione Osce. I video che circolano sulla rete riportano di un’unica mano che mette tre voti “sì” su tre schede, altri che ne fanno scivolare diverse nell’urna, un presidente di seggio che ne convalida a decine a seggio chiuso.
Ma in Turchia non è facile protestare anche se in modo pacifico: il paese continua ad essere sotto il regime di stato d’emergenza, per cui anche oggi nelle imponenti manifestazioni sono state fermate 49 persone tra cui ad Eskisehir, nel nord-ovest dell’Anatolia, Emine Kaya, leader locale del Partito democratico dei popoli, quel filocurdo Hdp i cui vertici, tra cui il leader Selehattin Demirtas, sono agli arresti nonostante l’immunità parlamentare.
2,5 milioni di schede contestate non sono poche, se si pensa che la vittoria de”sì” ha avuto uno scarto di soli 1,3 milioni di voti, ma sarebbero già 200mila secondo il Cumhuriyet le richieste rivolte alle commissioni elettorali locali di Ankara e Istanbul di privati cittadini per il riconteggio dei voti.