Turchia. Visti per l’Ue: Cavusoglu, ‘ultima offerta dopo il 16 aprile’

di Guido Keller

A ormai poche ore (16 aprile) dal referendum in senso presidenzialista che, stando ai sondaggi, consacrerà fino al 2029 Recep Tayyp Erdogan “sultano” del paese, Ankara è tornata a fare la voce grossa in merito all’accordo sui migranti, lamentando il fatto che ancora non sono stati aboliti i visti per i cittadini turchi diretti in Unione Europea.
Tecnicamente le autorità turche hanno tutte le ragioni, poiché l’accordo sui migranti si appoggiava su tre pilastri: in cambio di trattenerli entro il territorio turco, l’Unione Europea si era impegnata a versare la modica somma di 3 miliardi di euro (250 milioni la parte dell’Italia), a riattivare i processi di adesione e a eliminare i visti per i cittadini turchi diretti nei paesi Ue.
La Turchia ha rispettato l’accordo, ma degli altri due punti non si è saputo più nulla, anche perché nel frattempo l’amministrazione Erdogan si è espressa in quanto di più antieuropeo possa esserci, ovvero facendo arrestare oppositori e giornalisti scomodi. A decine di migliaia, specialmente dopo il presunto tentativo di golpe del 15 luglio scorso.
Se giornalisti, magistrati, insegnanti, diplomatici e politici di opposizione sono finiti agli arresti in nome di una rigida legge antiterrorismo (solo ieri 535 curdi del Pkk arrestati in tutto il paese), non lo sono spesso stati i jihadisti dell’Isis e i molti foreign fighters che la Turchia ha lasciato transitare dalle proprie frontiere. Solo i foreign fighters turchi sono 10mila, i quali potrebbero rientrare na casa loro con la sconfitta dello Stato Islamico, e con i visti aboliti girare liberamente in Europa.
“Faremo la nostra ultima offerta all’Ue dopo il 16 aprile”, ha affermato oggi il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ricordando che l’eliminazione dei visti “è parte dell’ultimo accordo sui migranti che abbiamo firmato”.
La Turchia di Erdogan non è la Turchia di Ataturk: vien da chiedersi se è meglio avere i migranti o la Turchia di oggi, in Europa.