Tusk risponde all’antieuropeista Trump. E ai leader europei, ‘dobbiamo mostrare il nostro orgoglio’

di Enrico Oliari –

E’ stato caustico ma fermo nei confronti di Donald Trump il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk nel rispondere alle continue punzecchiature all’Unione Europea arrivate in questi giorni da Washington, dalle critiche all’euro al concetto stesso di Casa comune. Giusto ieri Peter Navarro, numero uno del Consiglio nazionale Usa per il commercio, ha bacchettato sul Finalcian Times la Germania accusando che sta usando un euro “esageratamente sottovalutato al fine di approfittarsi degli Stati Uniti e dei paesi europei servendosi di un implicito Deutsche Mark”. Mercoledì l’ambasciatore Usa presso l’Ue Ted Malloch aveva affermato sulla Bbc “di credere che l’euro sia una valuta non solo in crisi, ma che ha veri problemi e che potrebbe sparire entro un anno, un anno e mezzo”.
Alla vigilia del vertice dei Ventotto che si terrà a Malta Tusk ha inviato una lettera ai leader europei definendo “inquietanti “ le “dichiarazioni della nuova amministrazione americana”, un atteggiamento sbagliato nel quadro “di una nuova situazione geopolitica nel mondo”, fattori che “rendono il nostro futuro estremamente imprevedibile”.
Trump, che ha già fatto saltare la partecipazione degli Usa al Tpp (Trattato di libero scambio transpacifico) messo su da Obama, ha dichiarato di non volerne sapere di Tipp (Trattato di libero scambio transatlantico, cioè con l’Ue), e Tusk ha oggi “ricordato ai nostri amici americani il loro stesso motto: United we stand, divided we fall (uniti si vince, divisi si perde)”.
Nella stessa lettera Tusk si è rivolto ai leader europei affermando che “Per la prima volta nella nostra storia in un mondo sempre più multipolare, molte persone diventano apertamente anti-europee, o meglio euroscettiche. In particolare, il cambiamento a Washington mette l’Unione Europea in una situazione difficile”.
Ha quindi ricordato che “Ci siamo uniti per evitare un’altra catastrofe storica. Deve essere chiaro che la disintegrazione dell’Unione non porterà alla restaurazione di una qualche forma di mitica sovranità dei Paesi membri, bensì alla loro reale dipendenza nei confronti delle superpotenze: gli Stati Uniti, la Russia e la Cina”.
Per Tusk l’Ue è minacciata su più fronti, “il primo, di natura esterna”, con una Cina sempre più presente sui mari, la Russia aggressiva in Ucraina e il marasma in Medio Oriente e in Africa, dove “l’Islam radicale svolge un ruolo importante”.
Poi vi è il secondo, “di natura interna”, con i “sentimenti anti-europeisti, nazionalisti e sempre più xenofobi all’interno della stessa Ue”. La classe dirigente europea sembra accettare in modo passivo “le tesi populiste e dubitare dei valori fondamentali della democrazia liberale”.
Per questo “noi dobbiamo mostrare il nostro orgoglio europeo. Se fingiamo di non sentire le parole e di non fare caso alle decisioni dirette contro l’Ue e il nostro futuro, i cittadini smetteranno di considerare l’Europa la propria patria allargata. E i nostri partner globali smetteranno di rispettarci, il che è altrettanto pericoloso”. E “noi siamo chiamati a “difendere apertamente la nostra dignità, la dignità di un’Europa unita, indipendentemente da chi sia il nostro interlocutore: Russia, Cina, Stati Uniti o Turchia”.