Tweet di Trump, ‘Cina colta in flagrante, permette che il petrolio vada in Corea del Nord’. Ed ha ragione

di Guido Keller –

Il presidente Usa Donald Trump continua a denunciare infrazioni dell’embargo stabilito il 22 dicembre dal Consiglio di sicurezza Onu nei confronti della Corea del Nord, le sanzioni più dure di sempre a seguito del lancio del missile balistico Hwasong-15 dello scorso novembre.
In particolare Trump se l’è presa con la Cina, alleata storica di Pyongyang, ed in un tweet ha scritto “Colta in flagrante. Molto deluso che la Cina stia permettendo che il petrolio vada in Corea del Nord. Non ci sarà mai una soluzione amichevole al problema nordcoreano se questo continuerà ad avvenire!”.
A differenza degli Usa, la cui ambasciatrice Nikki Haley spingeva per un blocco totale dei traffici commerciali verso la Corea del Nord, Pechino ha sempre fatto pressioni per la ripresa del dialogo, per quanto abbia votato al Consiglio di sicurezza sanzioni nei confronti di un alleato che, per il perseguimento dei test missilistici e nucleari, si sta rivelando sempre più scomodo.
D’altro canto sono tecnicamente proprio gli Usa ad essere in torto, come denuncia anche un altra potenza confinante, la Russia: la Corea del Nord si trova ancora ufficialmente in guerra con gli Usa e la Corea del Sud in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953. Contestualmente gli Usa mantengono nelle proprie basi in Corea del Sud circa 33mila militari, da anni vengono compiute esercitazioni navali e militari e soprattutto lì gli Usa hanno istallato armi di ogni genere, in pratica sotto la casa del nemico.
Al tweet di Trump ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, la quale ha detto che “Fare clamore senza ragione attraverso i media non contribuisce al rafforzamento della fiducia reciproca e della cooperazione”.
Tuttavia Trump ci ha visto giusto nella polemica di oggi: l’embargo, stabilito anche con il voto di russi e cinesi, si sta rivelando un colabrodo, ed alle prime luci dell’alba la Corea del Sud ha sequestrato per poche una nave registrata a Hong Kong dalla quale erano stati scaricate 600 tonnellate di prodotti petroliferi su un’altra imbarcazione nordcoreana, in piena violazione della Risoluzione dell’Onu. L’ha riferito un funzionario del ministero degli Esteri di Seoul. I prodotti petroliferi servono alla Corea del Nord anche per il funzionamento del programma missilistico, ed appunto il regime nordcoreano si è riferito alle sanzioni come ad “una dichiarazione di guerra”.
Altre quattro navi, battenti bandiere delle Comore, di Saint Kitts and Navis, della Cambogia e della stessa Corea del Nord, sono state bandite dai porti di tutto il mondo dal Consiglio di sicurezza Onu sempre per aver violato l’embargo. Sulla lista presentata agli ambasciatori del Consiglio di sicurezza le navi erano 10, ma proprio la Cina si è opposta al blocco di 6, per quanto “la procedura rimanga aperta”, come ha riportato un diplomatico. Le navi, insomma, continuano ad essere fotografate dai satelliti mentre riforniscono la Corea del Nord, segno che c’è ancora chi, nonostante il lancio di missili balistici in grado di raggiungere gli Usa, continua a sostenere il giovane dittatore Kim Jong-un.
Le sanzioni interessano le importazioni di petrolio, ma anche l’importazione di macchinari, prodotti alimentari, legname e materiale elettrico. Petrolio e raffinati non possono essere trasbordati da nave a nave, sono aumentati i controlli sui mezzi diretti e provenienti dalla Corea del Nord e i vari paesi, compresa la Cina, sono chiamate ad espellere i lavoratori nordcoreani, tagliando così anche quella fonte di finanziamento.