Ucraina. Il “nemico” russo demonizzato con la disinformazione

di Dario Rivolta – 

E’ un peccato che molti dei giornalisti che scrivono di Ucraina non si prendano la briga di leggere i comunicati quotidiani dell’Osce. Se lo facessero, potrebbero scoprire molte cose che non sanno in merito a cosa avviene veramente in quella che è, a tutti gli effetti, una vera e propria guerra civile. Forse sarebbe interessante anche per quei ministri del Consiglio Europeo che, ancora recentemente, hanno ripetuto essere responsabilità della sola Russia se gli accordi di Minsk2 in merito al cessate il fuoco non sono rispettati.
La propaganda e la diffusione di false notizie sono da sempre una costante in tutte le guerre e, in un certo senso, è naturale che il nemico di turno sia colpevolizzato e magari demonizzato.
Poiché la Nato e l’Unione Europea han deciso che la Russia è “il” nemico, va da sé che sia essa la causa della guerra in corso e l’unico impedimento contro la pace è il suo rifornire di armi i “separatisti” del Donbass. Ne consegue una certezza: gli ucraini sono le “vittime” di una politica aggressiva ed espansionistica dell’”orso” e i “consiglieri” della Nato presenti sul posto addestrano soltanto a combattere i terroristi. Anche le armi che dall’America arrivano al governo di Kiev sono solamente quelle “non letali”. Dimenticando quello che è stato fatto contro la Serbia per creare lo stato fantoccio del Kosovo, l’ex segretario generale della Nato Rasmussen, coerentemente, è arrivato a dire che, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, è ritornato l’uso della forza in Europa, “per di più contro l’integrità’ territoriale di un paese europeo”.
Tutto bene, tutto logico…
Poiché sarebbe assurdo lasciare ai “nemici” l’esclusiva delle famigerate fake news, occorre che anche noi ci si convinca nel credere- e ci si comporti come se- a Kiev tutto sia in regola, che gli antisemiti, i violenti, i corrotti siano sparute unità e che il cammino della nuova Ucraina verso gli standard europei stia regolarmente procedendo. D’altra parte, abbiamo già dato per scontato che ciò che ha rovesciato il governo di Yanukovich, sicuramente corrotto e malauguratamente filo-russo, sia stata la volontà di tutta la popolazione, senza alcuna intromissione di polacchi, di britannici o di tedeschi. Anche i 5 miliardi di dollari “investiti” dagli Usa (parola della vice ministra americana Nuland) erano serviti solo a finanziare locali opere benefiche e non per preparare un qualche colpo di stato.
Sentendo le dichiarazioni dei validissimi e lungimiranti politici europei e leggendo gli articoli sull’argomento scritti da tanti bravi, coraggiosi e indipendenti giornalisti (anche italiani) diventava evidente che gli aiuti che noi stiamo generosamente elargendo all’eccellente e onesto Poroshenko e ai suoi ministri erano, e sono, il minimo che possiamo fare per favorire pace e democrazia.
Convinto di tutto ciò, è stato solo per un inspiegabile capriccio che ho deciso di leggere personalmente i rapporti dell’Osce. Dopo averlo fatto, ho capito che anche quest’organizzazione è sicuramente nella lista paga di Putin. Come spiegare altrimenti che i suoi osservatori, anziché confermare che le violazioni della tregua stabilita a Minsk siano solo da parte “separatista”, abbiano osato testimoniare che le truppe ufficiali di Kiev continuano a usare artiglieria pesante nelle zone in cui non dovrebbe più esserci? Come credere all’Osce quando scrive che è nella zona di Donetsk (rapporto del 15 novembre scorso) che si è avuto l’incremento delle esplosioni (“In Donetsk Region…almost 600 explosions, compared with the previous reporting period – about 220 explosions-“) e che proprio nella scorsa settimana il numero delle infrazioni alla tregua sia recentemente incrementato fino a diventare il record di violazioni nella seconda parte dell’anno? O si sbagliano o sono bugiardi: sono i russi ad armare i “ribelli” e ad avere invaso un paese straniero, così come sono i “terroristi” del Donbass ad aggredire la “democratica” Ucraina. Noi della Nato ci limitiamo all’addestramento presso il centro di Yavoriv delle “migliori unità di combattimento ucraine con un training Nato -style” (Europe/press release/Regions- 8 novembre 2017)
Il governo ucraino e’ nostro amico e non aspettiamo altro che poterlo avere come nuovo membro nelle nostre Ue e Nato. Che cosa importa se saranno necessari miliardi di euro e diversi anni per adeguare la sua economia alla nostra? Che cosa saranno qualche centinaia di milioni che finiranno nelle tasche corrotte di militari e politici se, alla fine, l’Ucraina sarà “nostra”? E chi se ne f…. se, nel frattempo, il mercato russo si rifornirà altrimenti che dalle nostre industrie? Per la libertà e per la democrazia siamo pronti a questo e altro.
Occupati come siamo a giustamente demonizzare gli egiziani per aver assassinato il giovane progressista Giulio Regeni, non abbiamo anche il tempo di occuparci di quello che i nostri amici ucraini hanno fatto contro il giornalista italiano Andrea Rocchelli. D’altra parte, quest’ultimo era probabilmente un filo-russo e il fatto che sia morto sotto i colpi di mortaio proprio indirizzati contro di lui dalle truppe ucraine deve essere stata solo colpa sua. Perché stava là anziché essere dalla parte “giusta” del fronte? Comunque, la nostra magistratura che ha incriminato per omicidio volontario un certo Vitali Markiv è sicuramente fuori strada perché non si spiegherebbe altrimenti l’assente collaborazione del governo e della magistratura di Kiev (e addirittura il boicottaggio delle indagini) né il fatto che in Ucraina il Markiv, dopo l’arresto in Italia, sia celebrato come un eroe nazionale.
Tutti desideriamo che la pace ritorni in quel paese e l’unico ostacolo è quella metà della popolazione che si ostina a credere di avere il diritto di parlare anche russo dopo che il parlamento ha legiferato che tale lingua andasse bandita. I nostri amici oligarchi locali che controllano l’economia e il governo (così come lo facevano con Yanukovich) hanno il solo desiderio di continuare ad arricchirsi usando anche un po’ dei nostri soldi. Perché negarglielo? Perché accettare che gli abitanti della Crimea, per un puro capriccio, abbiano deciso di sentirsi russi e non ucraini?
E poi, diciamocela tutta, perché mai dovremmo rinunciare a “circondare” la Russia con paesi a lei ostili ma ossequienti ai nostri (o forse americani?) desiderata? Putin è cattivo e i buoni siamo noi e la nostra è solo una battaglia del “bene” contro il “male”. Come sempre abbiamo fatto.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.