di Enrico Oliari –
Nell’Unione Europea ci sono spinte per una maggiore autodeterminazione, ad esempio nei confronti della Nato, anche perché accade che trattati, intese e alleanze possano apparire datati i quantomeno superati da nuovi contesti geopolitici. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord sta per raggiungere i 70 anni, ed è stata fondata il 4 aprile del 1949 in un quadro del tutto diverso rispetto a quello attuale; se è vero che la Russia sta lavorando per acquisire un proprio ruolo militare, altresì è vero che il Patto di Varsavia (1955 – 1991) con la sua forza e la sua interezza non esiste più. E se da un lato i costi continuano ad essere esorbitanti, mille miliardi di dollari all’anno (20,4 miliardi di euro all’anno la quota dell’Italia, 1,1 del Pil, ma con altre spese aggiuntive si arriva a 26 miliardi) dall’altro il presidente Usa Donald Trump continua a spingere perché tutti i paesi membri tirino fuori almeno il 2 per cento del Pil.
Della cosa se ne è parlato alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, ma il capo della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha messo le mani avanti spiegando che “Sento critiche sul fatto che vorremmo noi europei essere più autonomi. Sì, noi vogliamo emanciparci, questo è chiaro, ma non contro la Nato ne’ contro gli Stati Uniti. Credo che la Nato sia un progetto che debba restare anche per le future generazioni”. “Ci è sempre stato criticato – ha continuato – che facevamo troppo poco, ora che ci sforziamo di più, neppure va bene”. Juncker ha poi parlato dei rapporti sulla sicurezza da tenere con la Gran Bretagna del dopo Brexit, avvertendo che “non vanno messe nella stessa pentola le questioni di politica di sicurezza e le questioni commerciali”, con allusione alla premier britannica Theresa May che gli rimproverava di voler legare la cooperazione sulla sicurezza tra Ue e Londra alle intese commerciali. “Non siamo in guerra con la Gran Bretagna”, ha insistito, e dobbiamo cercare si tenere in piedi “il ponte di sicurezza, quest’alleanza di sicurezza” con i britannici.
Il capo della Commissione si è anche soffermato sulla necessità di giungere alle decisioni di politica estera e sulla sicurezza attraverso l’approvazione per maggioranza qualificata e non più all’unanimità, cosa già prevista dal comma 3 dell’articolo 31 del Trattato di Lisbona. E’quanto stanno chiedendo diversi paesi membri al fine di rendere più snello l’iter necessario epr assumere decisioni comuni, servono “efficacia e capacità di azione”, ha affermato, “Ora non siamo in grado di agire in politica estera”.