Ue. Migranti: Kurz scherza, ma per Orban ‘Italia deve chiudere i porti’

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Dopo la risibile richiesta del ministro Esteri austriaco Sebastian Kurz di bloccare i migranti a Lampedusa o in Sicilia per scongiurare il loro attraversamento dell’Austria, sono stati i Visegrad (Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca) a chiedere all’Italia di chiudere i porti agli sbarchi, quasi 100mila dall’inizio dell’anno.
Tuttavia se quella di Kurz può essere interpretata come una boutade da campagna elettorale (si pensi al trattenimento su Lampedusa di 100mila persone, su una popolazione di 6mila abitanti), la posizione dei Visegrad appare del tutto in linea con le politiche di chiusura che vanno dai muri alzati da Viktor Orban alle procedure di infrazione per non aver atteso agli obblighi in tema di ricollocamenti,
L’ungherese Orban ha preannunciato una vera e propria lettera ufficiale firmata dai Visegrad in cui si chiederà “all’Italia di chiudere i suoi porti” e “di identificare i veri richiedenti asilo prima di lasciarli entrare nell’Ue”, dal momento che “le nostre frontiere esterne devono essere protette”. Ha poi aggiunto a nome dei quattro che “l’Ue dovrebbe impegnare risorse per realizzare hotspot e centri ed’accoglienza fuori dall’Ue”, come in Libia.
Orban non considera tuttavia il fatto che coloro che non hanno i requisiti per chiedere asilo e quindi per giungere in Ue trasportati dalle navi europee cercherebbero comunque di sbarcare secondo la rotta classica.
Al premier ungherese ha risposto il collega italiano Paolo Gentiloni, il quale ha affermato che “Dai Paesi dell’Ue abbiamo diritto di pretendere solidarietà, non accettiamo lezioni, tanto meno possiamo accettare parole minacciose. Noi facciamo il nostro dovere, pretendiamo che l’Europa intera lo faccia al fianco dell’Italia invece di dare improbabili lezioni al nostro Paese. L’Italia è un Paese impegnato a farsi carico di non alimentare odi e paure, impegnato a farsi carico di un peso che dovrebbe essere più condiviso in Europa”.
Orban, per il quale “Non serve una politica comune europea sui migranti e non c’è necessità di un’agenzia comune europea per i migranti, perché porteranno soltanto caos, difficoltà e sofferenza”, dimentica i 200mila profughi ungheresi accolti nel 1956 secondo quote dai vari paesi dell’Europa occidentale, anche dall’Italia.