Ue. Tsipras e Szylo potrebbero non firmare la Dichiarazione di Roma

Notizie Geopolitiche

Seppure con qualche difficoltà ieri sera gli esperti dei Ventisette hanno prodotto la bozza della Dichiarazione di Roma, che i capi di Stato e di governo sottoscriveranno solennemente in Campidoglio il 25 marzo.
Si tratta di un documento che non è andato giù a tutti e che ha richiesto giri di parole e smussamenti sugli obiettivi più controversi, tanto che la premier polacca Beata Szylo e quello greco Alexis Tsipras hanno minacciato di non apporre la loro firma, seppure per ragioni diverse.
Szylo ha affermato che alla base della posizione di Varsavia vi è la mancata chiarezza sull’Europa a due velocità, l’ipotizzata diminuzione della presenza della Nato a favore di un aumento delle forze europee, il mancato rafforzamento del ruolo dei parlamenti nazionali e di una maggior coesione del mercato comune. In realtà la premier polacca vorrebbe anche far pagare a Bruxelles la riconferma del proprio connazionale Donald Tusk al suo ruolo di presidente del Consiglio europeo, una decisione che ha visto contraria solo la Polonia.
A Tsipras non va bene che nel documento manchi l’impegno a una più decisa tutela dei diritti sociali e del lavoro, in questo momento messi sotto forte pressione dalle richieste di “riforme” formulate dai creditori, in particolare dal Fmi.
Visioni diverse anche in tema di migrazioni, per cui i Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) chiedevano come obiettivo di “arginare il flusso dei migranti”, una posizione a cui si sono opposte Italia e Germania: alla fine si adotterà la formula di “una politica migratoria efficace, responsabile e sostenibile, che rispetti le norme internazionali compreso gli obblighi di accoglienza dei rifugiati.