Un rapporto di Save the Children svela l’infanzia rubata

di C. Alessandro Mauceri –

Per almeno 700 milioni di bambini in tutto il mondo  l’infanzia finisce troppo presto. È questa la denuncia del rapporto dal titolo Infanzia rubata pubblicato ieri da Save the Children. Molte le cause: malnutrizione, conflitti, violenze, matrimoni e gravidanze precoci, mancato accesso all’istruzione.
La dura presa di coscienza è che, nonostante gli accordi internazionali, le promesse e l’impegno di milioni di volontari, i risultati sono preoccupanti e deludenti. Ad esempio nonostante nel 2000, tra i Millenium Goals sia stata inserito l’impegno a fornire un’educazione di base, strumento indispensabile per uno sviluppo sociale ed economico, ancora oggi a 1 bambino su 6 è negato il diritto allo studio. Stessa situazione per lo sfruttamento minorile: sono centinaia di milioni i bambini sfruttati e per molti di loro si tratta di lavori altamente pericolosi.
Ogni giorno muoiono più di 16mila bambini sotto i 5 anni per malattie facilmente curabili. Basti pensare che la prima causa di morte è legata al parto, prematuro o per complicanze che sarebbero evitabili con un intervento adeguato e tempestivo. La percentuale di bambini uccisi prima di aver raggiunto la maggior età in certi paesi è incredibile: in Colombia sono oltre il 22 per cento. Lo stesso a El Salvador e in Honduras sono addirittura più del 32 per cento e in Venezuela il 27 per cento, contro una percentuale che in Europa si aggira intorno allo 0,9 per cento.
Altro aspetto critico la fame nel mondo: dopo 17 anni di progetti e promesse con i Millenium Goals, centinaia di milioni di bambini hanno problemi di crescita a causa della malnutrizione. E mentre i leader mondiali promettono di portare la pace nel mondo spendendo centinaia di miliardi di dollari in armi e armamenti, 28 milioni di minori sono in fuga da guerre e persecuzioni e più di 75mila sono stati uccisi solo nel 2015 più di 200 al giorno.
Ogni tanto sui giornali si parla del problema delle spose bambine. Si riportano casi singoli ma i numeri del problema non vengono quasi mai citati: ogni 7 secondi, nel mondo, una bambina di età inferiore ai 15 anni rinuncia alla propria infanzia per diventare sposa di un uomo che neanche conosce e ogni 2 secondi una ragazza mette al mondo un bimbo. In Sudafrica il 45 per cento delle ragazze si sposa prima dei 18 anni (17 per cento prima dei 15). Percentuali simili in molti paesi dell’Africa centrale e occidentale e sub sahariana. Ma anche in Europa questo problema non è stato risolto: oltre il dieci per cento dei matrimoni avviene prima dei 18 anni e l’uno per cento prima dei 15 anni.
L’aspetto più preoccupante del rapporto, forse, riguarda la graduatoria dei paesi esaminati: dei 172 analizzati, nei 37 paesi ai primi posti “solo pochi” bambini vengono privati forzatamente della loro adolescenza. In tutti gli altri la situazione peggiora sempre di più, fino al 111mo paese “alcuni bambini” fino al 153mo “molti bambini” e fino al 172mo la “maggior parte”. Ciò significa che oggi non esiste un paese in cui tutti i bambini siano sicuri di poter vivere la propria infanzia in modo normale!
“È inaccettabile che nel 2017 milioni di bambini in tutto il mondo continuino ad essere privati della propria infanzia e del loro diritto di essere al sicuro, di crescere, imparare e giocare. Dobbiamo e possiamo fare di più per garantire un futuro migliore, fino all’ultimo bambino”, ha detto Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, “Anche se la maggior parte dei paesi in cui è molto complicato essere bambini si trovano in Africa centrale e occidentale non possiamo non tener conto dei progressi e dei segnali di speranza che si sono registrati negli ultimi anni”.
Progressi che non sono bastati, nonostante il lavoro di decine e decine di organizzazioni come Save the Children che dal 1919 lotta per i diritti e la salute dei bambini, e molte altre.
Anche nei paesi sviluppati. In Italia, dove da anni il Garante per l’Infanzia cerca di combattere per cambiare la situazione. L’Italia, nona nella graduatoria del rapporto Infanzia rubata, riesce a piazzarsi tra i primi dieci posti dietro a paesi come Norvegia, Slovenia e Finlandia, Paesi Bassi, Svezia, Portogallo, Irlanda e Islanda e davanti alla Germania.
Ben peggiore la posizione degli Usa, da sempre paladini dei diritti civili, ma che non sono riusciti ad andare oltre il 36esimo posto. Situazione analoga per il Regno Unito (solo 23esimo) e per l’Ungheria (28esima). Paesi dove l’infanzia non trova le condizioni che dovrebbero essere garantite ai bambini.