Una nuova immagine per Bashar al-Assad

di Angelo Gambella

Su Bashar al-Assad non esistono vie di mezzo: per alcuni è un criminale carnefice del suo popolo, per altri giusto leader della sua patria.
Non azzardiamo prendere posizione o cercare una terza strada: è del popolo siriano il diritto a giudicare il loro capo dello stato.
Di sicuro, agli occhi del cronista è un Bashar al-Assad nuovo quello di questi giorni. Le tv lo mostrano in giro per i mercati di Damasco acclamato e senza alcuna scorta: la comunicazione mediatica appare poco pre-confezionata, a prima vista lontana dalla propaganda o dal culto dell’immagine di un Saddam Hussein o altro raiss arabo.
Il 20 giugno al-Assad tiene un duro discorso parlamentare durante il quale critica apertamente la condotta pubblica di notabili ed esponenti del regime/governo di Damasco. Troppi fanno quel che vogliono a dispetto dei regolamenti: impone alla polizia militare di affiancare la polizia civile per il controllo delle autovetture.
Così su ordine di al-Assad a Damasco la polizia ferma i figli del primo ministro e del capo dell’intelligence che viaggiavano su un auto priva di targa. Viene subito in mente un passaggio della biografia del padre Hafez “I figli di (Hafez) Assad studiano sodo, indossano l’uniforme… in contrasto con la junesse dorée… che scorazza a tutta velocità… nelle strade della capitale” (Patrick Seale, Il Leone di Damasco).
Finito il Ramadan, al-Assad si reca con la famiglia ad Hama per un tour di tre giorni: celebra l’Eid nella moschea con i massimi esponenti religiosi, poi visita con moglie e figli le case dei militari feriti in combattimento. Le fotografie fanno il giro dei social. al-Assad sembra prendersi pubblicamente la vittoria conseguita nella campagna militare. La tregua con i ribelli di Idlib ha permesso all’esercito siriano di dispiegare un gran numero di militari nell’est e sud del paese. Nelle ultime settimane i governativi hanno travolto l’Isis ad Aleppo est rientrando nella provincia di Raqqa e prendendo il controllo di una vasta area ad est e sud di Palmira e nel deserto meridionale della Badia – aggirando pure le forze speciali Usa a Tanf – lungo il confine iracheno e in direzione Deir Ezzor.
Il 27 giugno ad al-Assad arriva un forte avvertimento americano (bombardiamo la Siria se usa l’arma chimica) ovvero un messaggio all’alleanza Damasco – Mosca – Teheran. La risposta di Bashar al-Assad è una visita alla base aerea dell’alleato russo a Hmeymim, sulla costa del Mediterraneo. Al leader di Damasco sono mostrati nuovi blindati russi ancora privi di battesimo del fuoco. al-Assad sale la scaletta ed entra nell’abitacolo del pilota di un caccia da combattimento. Il generale Gerasimov ed al-Assad nel loro incontro fanno il punto della situazione militare. Il comunicato della difesa russa si concentra sul rispetto del cessate-il-fuoco nel quadro del Memorandum sulla creazione di zone di de-escalation. Il dialogo con i singoli insediamenti urbani nelle zone fuori controllo di Damasco sta andando bene.
Il presidente può nominare il fratello Maher generale maggiore, e il primo luglio promuove, per la prima volta, una donna ufficiale, Nibal Badr al grado di generale di brigata dell’Esercito arabo siriano; qualcosa d’inconcepibile nella maggior parte dei paesi della regione.
Dopo aver partecipato alle preghiere sunnite, l’alawita al-Assad continua a mostrarsi aperto al dialogo inter-religioso ricevendo oggi una delegazione del patriarcato di rito cattolico melchita. E così sentendosi forte dei risultati sul campo militare e del ritrovato sostegno popolare nelle aree da lui controllata, quelle più densamente popolate, Bashar al-Assad può farsi ritrarre, per la prima volta dal suo insediamento, perfino sulle banconote. Sul pezzo da 2.000 lire siriane c’è la sua effige.
Le prossime settimane saranno determinanti per le sorti del conflitto e parallelamente per il consolidamento del potere di al-Assad: i colloqui di pace con l’opposizione e la campagna militare nell’est del paese stanno per dare il loro verdetto finale.