Usa. Bilancio: salta la maggioranza al Senato ed è shutdown. Anniversario nero per Trump

di C. Alessandro Mauceri

Alle 06.00 antimeridiane (00.00 ora di Washington) negli USA è scattato lo “shutdown”, la chiusura degli uffici amministrativi federali.
Il termine shutdown viene usato quando il Congresso non approva la legge finanziaria, per cui la conseguenza è il “blocco” immediato di tutte le attività governative non essenziali.
Si tratta di uno strumento che la lo scopo di mantenere una forma di controllo sulla figura presidenziale che, se da un lato ha enormi poteri, dall’altro necessita di approvazioni continue da parte del Congresso.
Per questo la Casa Bianca ha già scaricato sul partito all’opposizione, i democratici, la responsabilità delle conseguenze di questa scelta che è prima di tutto politica. La portavoce Sarah Sanders in un comunicato ha detto che “Non negozieremo lo status di cittadini illegali mentre (i democratici) tengono i nostri cittadini ostaggio di richieste incoscienti”. Trump, dal canto suo ha lanciato i suoi tweet contro i democratici: “I dem vogliono lo shutdown per sminuire il gran successo dei tagli alle tasse e ciò che comportano per la nostra economia in crescita”.
La verità però è ben diversa: negli Stati Uniti d’America la legge di bilancio deve essere approvate da una maggioranza qualificata al Senato, ciò significa che sono necessari almeno 60 voti favorevoli su 100. Ma i repubblicani hanno “solo” 52 seggi, John McCain è a casa per malattia. Dato che la misura è stata bocciata con 50 a 49 voti, questo significa che a votare contro il presidente sono stati anche alcuni senatori repubblicani, perlomeno quattro.
La conseguenza di questo braccio di ferro è che oggi l’America si è svegliata con 800mila dipendenti federali letteralmente “bloccati”. Il Pentagono ha già inviato un comunicato ricordando ai propri dipendenti che il personale militare in servizio attivo resterà al proprio posto, compresi quelli in missioni in Medio Oriente, ma che nessuno sarà retribuito finché il Congresso non approverà una nuova legge; il segretario alla Difesa James Mattis ha già fatto notare che potrebbero esserci gravi conseguenze sulle operazioni di addestramento, manutenzione e intelligence. Stessa cosa per il dipartimento della Giustizia, da cui dipendono le corti federali e la Corte suprema: è stato predisposto un piano di emergenza che prevede che 95 mila degli oltre 110 mila dipendenti continuino a lavorare, ma non si sa chi pagherà i loro stipendi. E poi la sanità, dove metà degli oltre 82 mila dipendenti potrebbero essere sospesi dal lavoro. Gli istituti nazionali di Sanità non potranno tuttavia curare nuovi pazienti o effettuare test clinici.
Disservizi potrebbero verificarsi anche nel pagamento delle pensioni, nel traffico aereo e ferroviario, nella gestione dei parchi e monumenti nazionali (Statua della Libertà compresa) e in Borsa. Le operazioni essenziali per la sicurezza nazionale delegate alla Nasa, incluse quelle che riguardano la Stazione Spaziale Internazionale, non verranno sospese, ma a molti dei 18mila dipendenti è stato chiesto di restare a casa, anche loro senza stipendio. E poi l’Epa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente: a causa dello shutdown nessuno monitora la qualità dell’aria e dell’acqua o garantisce il rispetto delle norme sull’inquinamento da idrocarburi. Ma questo a Trump potrebbe andare bene. La chiusura potrebbe causare problemi anche per la Federal Emergency Management Agency (Fema), che in questi giorni deve far fronte a numerosi disastri naturali tra cui l’uragano che ha lasciato Puerto Rico e gli incendi in California.
Una situazione analoga si era già verificata nel 2013. Allora la mancata approvazione del bilancio federale presentato da Barak Obama da parte dei repubblicani causò il “blocco” dei servizi federali per 16 giorni.
Ora, però, la situazione è molto più delicata. Non solo perché sono in ballo scelte politiche importanti per il paese e non solo, ma perché pare essere in gioco la stessa presidenza del tycoon. Il programma ufficiale della Casa Bianca prevedeva per oggi, 20 gennaio, di celebrare il primo anno nello Studio Ovale con una cena di gala. Ma dopo quello che è avvenuto questa notte sono in molti a pensare che per Donald Trump ci sia poco da festeggiare.