Usa. Ennesimo passo indietro di Trump, via dal Consiglio Onu per i Diritti Umani

di Vanessa Tomassini –

“Facciamo questo passo perché il nostro impegno non ci consente di rimanere parte di un’organizzazione ipocrita ed egoista che si fa beffe dei diritti umani”. Con queste parole Nikki Haley, rappresentante permanente USA alle Nazioni Unite dal 27 gennaio 2017, ha annunciato martedì che l’America lascerà il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, definendolo “un’organizzazione che non è degna del suo nome”. L’inviata di Trump all’ONU, ha detto che gli Stati Uniti hanno dato all’organismo per i diritti umani “un’opportunità dopo l’altra” di apportare cambiamenti. Ha criticato il Consiglio per “il suo pregiudizio cronico contro Israele” lamentandosi del fatto che l’organismo internazionale includa accusati di gravi violazioni dei diritti umani come Cina, Cuba, Venezuela e Repubblica Democratica del Congo, dimenticando di accennare a cosa l’amministrazione Trump sta riservando ai minori separati dai genitori alla frontiera USA-Messico per cui anche la moglie del presidente, Melania Trump, si è detta contrariata e per cui il capo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, aveva denunciato la Casa Bianca proprio un giorno prima.
Il segretario di Stato, Mike Pompeo, apparso accanto alla Haley durante l’annuncio al dipartimento di Stato, ha affermato che non vi è dubbio che il consiglio abbia avuto una “nobile visione, ma oggi dobbiamo essere onesti, il Consiglio per i diritti umani è un povero difensore”. Già l’anno scorso the Donald aveva minacciato il ritiro, poco prima della decisione di ritirarsi dall’Unesco lo scorso ottobre, dopo che era stato dichiarato Hebron, “sito palestinese” patrimonio dell’umanità. Ed Israele è ancora una volta il pretesto delle scelte di Trump, accusando il consiglio composto da 47 Paesi di essere prevenuto contro lo stato ebraico. L’inviata all’Onu ha poi suggerito che la decisione non debba essere permanente, ma se il consiglio adotterà delle riforme, suggerite da Washington, “saremmo felici di ricongiungerci, aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a difendere i diritti umani alle Nazioni Unite.
Il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, tramite il suo account Twitter ha ringraziato “il Presidente Trump, il segretario Pompeo, e l’inviata Haley per la loro decisione coraggiosa contro l’ipocrisia e le bugie del cosiddetto Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite”. “Per anni – ha aggiunto – il Consiglio ha dimostrato di essere un’organizzazione bieca, ostile ed anti-Israele, tradendo la sua missione di difendere i diritti umani. Anziché confrontarsi con i regimi che sistematicamente violano i diritti umani, il Consiglio si è focalizzato su Israele, l’unica vera democrazia nel Medio Oriente”.
Il portavoce dell’Unione Europea ha commentato l’annuncio affermando che “Gli Stati Uniti sono sempre stati in prima linea nella protezione dei diritti umani in tutto il mondo e sono stati per molti anni un forte partner per l’Unione europea nel Consiglio. La decisione odierna rischia di minare il ruolo degli Stati Uniti come campione e sostenitore della democrazia sulla scena mondiale. L’Unione europea continuerà tuttavia a difendere i diritti umani e le libertà fondamentali, sia nelle sedi multilaterali o in tutto il mondo, anche cooperando con gli Stati Uniti ogniqualvolta possibile”. Il portavoce ha poi precisato che l’Europa condivide “l’obiettivo di rendere il Consiglio per i diritti umani più efficiente e pertanto restiamo fortemente impegnati negli sforzi di efficienza in corso condotti dal Presidente del Consiglio dei diritti umani. L’UE è e continuerà ad essere un convinto sostenitore del multilateralismo e del più ampio sistema delle Nazioni Unite”. “Rimarremo pienamente impegnati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, di cui quest’anno celebriamo con orgoglio il 70mo anniversario, i cui valori e principi sono inseparabili da quelli dell’Unione europea stessa” ha concluso.
Ancora una volta Trump dimostra di avere un’agenda completamente differente da quella europea che ha fatto della difesa dei diritti umani, del clima e dell’ambiente i cardini della sua politica estera. La scelta è infatti l’ennesimo passo indietro rispetto gli accordi e i forum internazionali, da cui l’amministrazione si è ritirata fin dall’inizio del suo insediamento, sotto lo slogan “America first”.
Da gennaio 2017 gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro dall’accordo sul Clima di Parigi, ha lasciato l’organizzazione educativa e culturale delle Nazioni Unite, si sono ritirati dall’accordo nucleare iraniano. Altre mosse contrarie all’Ue sono state lo schiaffo dei dazi su acciaio e alluminio contro i principali partner commerciali, ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, spostando l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv e destabilizzando ulteriormente la regione.
Anche in questo caso, l’opposizione alla decisione del tycoon è stata rapida. Un gruppo di 12 organizzazioni, tra cui Save the Children, Freedom House e l’Associazione delle Nazioni Unite-USA, ha espresso “legittime preoccupazioni” circa le carenze del consiglio, ma che nessuna di queste giustifica il ritiro degli Stati Uniti. “Questa decisione è controproducente per la sicurezza nazionale americana e gli interessi in politica estera e renderà più difficile avanzare le priorità dei diritti umani e aiutare le vittime degli abusi in tutto il mondo”, hanno dichiarato le organizzazioni in una dichiarazione congiunta. Kenneth Roth, il direttore esecutivo di Human Rights Watch ha dichiarato che “a tutti sembra che l’unico interesse di Trump sia quello di difendere Israele”.
Sempre su Twitter al-Hussein ha commentato la notizia definendola “deludente, se non addirittura sorprendente”, aggiungendo che “visto lo stato dei diritti umani nel mondo di oggi, gli Stati Uniti dovrebbero intensificare e non indietreggiare”. La Heritage Foundation, un think-tank conservatore vicino all’amministrazione Trump, invece ha difeso la mossa, definendo il consiglio “particolarmente pericoloso per le situazioni dei diritti umani in alcuni dei paesi più oppressivi del mondo”. È bene ricordare che in 12 anni di storia del corpo dei diritti umani, nessun paese si è mai ritirato volontariamente, solamente la Libia ne è stata espulsa nel 2011. I 47 paesi membri del Consiglio per i diritti umani, sono eletti dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con un numero specifico di seggi assegnati per ogni regione del globo, gli Stati Uniti hanno scelto di rimanerne fuori sotto l’amministrazione di George W. Bush che aveva optato contro la richiesta di adesione quando il consiglio è stato creato nel 2006, aderendovi poi solamente nel 2009 con l’amministrazione Barack Obama.