Usa. Giudice blocca il “muslim ban” di Trump, ‘si basi su fatti e non sulla fiction!’

di Enrico Oliari –

Due giudici statunitensi, uno dello Stato di Washington e l’altro del Minnesota, hanno sospeso l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump che impone il blocco ai cittadini provenienti da 7 paesi in quanto nodi del terrorismo internazionale, ovvero Libia, Iran, Sudan, Yemen, Iraq, Siria e Somalia.
Da notare che il terrorismo passa da ben altre strade, si pensi alle decine migliaia di foreign fighters transitati per la Turchia e provenienti da Tunisia e Caucaso, o al finanziamento di Isis e al-Qaeda, cioè ad opera degli alleati Qatar e Arabia Saudita. Tanto per dire quasi tutti gli autori dell’attacco alle Torri Gemelle erano sauditi, non iraniani, ma Riyad ha in mano centinaia di miliardi di dollari di titoli del debito sovrano Usa…
Alla base dell’ingiunzione restrittiva valida su tutto il territorio Usa emessa da James Robart, il giudice dello Stato di Washington, vi è il fatto concreto che nessun attacco terroristico è stato realizzato nel Paese da persone provenienti da quei 7 paesi, per cui un ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti deve essere ”basato sui fatti, intesi come contrari della fiction”.
Essendo di immediata esecuzione la decisione del giudice Robart, è stata già data disposizione agli aerei di linea di imbarcare sui voli diretti negli Usa i cittadini provenienti dai paesi incriminati da Trump.
Jay Inslee, governatore dello Stato di Washington, ha poi affermato che “nessuno, neppure il presidente, sia al di sopra della legge”.
La Casa Bianca ha presentato un ricorso urgente contro la decisione di Robart, in quanto considerato “legale e appropriato” il decreto di Trump. La Corte d’Appello ha tuttavia respinto il ricorso, per cui i cittadini dei 7 paesi potranno, almeno per il momento, recarsi negli Usa. Tutto lascia pensare tuttavia che si arriverà fino alla Corte suprema.
Ma sono molte le iniziative legali contro il “muslim ban” di Trump: a sostenerle spesso grandi gruppi economici, come Microsoft, Amazon, Expedia; anche lo stato delle Hawaii si è messo contro il controverso decreto, che da subito aveva provocato il caos negli aeroporti e che aveva suscitato corpose proteste nelle città statunitensi.
Già nel momento in cui la decisione di Trump veniva applicata, la giudice federale di New York Ann M. Donnelly accoglieva il ricorso di due iracheni bloccati al Jfk, aeroporto le cui sale erano state occupate dai manifestanti.
Ieri, in risposta al gesto del presidente Usa, l’Iran ha cancellato l’iscrizione degli atleti statunitensidai campionati mondiali diwrestling in programma a Kermanshah, nella Repubblica Islamica, il 16 e 17 febbraio.
Il dipartimento di Stato ha reso noto che sono stati annullati meno di 60 mila visti in pochi giorni.