Usa. Russiagate: 13 cittadini russi accusati di interferenze nella campagna presidenziale

di Manuel Giannantonio

Il ministero americano della Giustizia ha accusato tredici cittadini russi e tre imprese d’ingerenza nella campagna presidenziale del 2016. Con il sostegno dei social network, avrebbero favorito l’elezione di Donald Trump.
Secondo il rapporto consegnato al ministero della Giustizia, il progetto è iniziato nel 2014, quando tre dei sospettati hanno visitato gli Stati Uniti con l’intento di accumulare informazioni sulla politica americana. È anche in quel periodo che il gruppo sarebbe entrato in contatto con alcun americani per “utilizzarli” durante la campagna elettorale, come indica l’autorevole The Washington Post prima di precisare che “Il rapporto non accusa il governo russo di essere implicato in questo progetto e non conferma che sarebbe riuscito ad ottenere un solo voto”.
“Gli atti di accusa pubblicati venerdì costituiscono la descrizione più esaustiva dell’interferenza russa nell’elezione presidenziale, descrivendo una squadra di ottanta persone, con grafici, analisti di dati e un’ottimizzazione dei motori di ricerca, con lo scopo di indurre all’errore i cittadini americani”, scrive il Washington Post.
Il gruppo avrebbe creato centinaia di account su Youtube, Facebook, Twitter e Instagram con lo scopo di coinvolgere cittadini su temi sensibili come la religione o l’immigrazione. Il sito Quartz dettaglia la loro strategia sui social network: “prima della campagna elettorale, questi falsi account dettagliavano contenuti tipicamente americani”. Poi a partire del 2015, questi account sono diventati sempre più politici, elaborando teorie del complotto, della disinformazione e creando divisioni sui social.
Il Washington Post rivela che secondo il rapporto questa squadra russa ha pagato delle persone per investirle nella campagna, “per esempio finanziando una gabbia sufficientemente grande per un personaggio del calibro di Hillary Clinton”. Il giornale spiega che è illegale per un non americano spendere del denaro con lo scopo di influenzare un’elezione americana.
Il presidente Trump ha reagito twittando “nessuna collisione”. Secondo lui il fatto che le manovre russe siano nate nel 2014 “ben prima dell’annuncio della mia candidatura”, provano che la sua squadra elettorale non fosse coinvolta in questo progetto. Nel suo editoriale, il New York Times invoca Trump “a smetterla di lasciare che i russi la facciano franca”. Il quotidiano sottolinea che dopo un anno “Il presidente ha negato in maniera sostanziale l’esistenza di una minaccia contro la sicurezza del nostro paese”. Le grandi linee dell’interferenza russa nella campagna elettorale erano note, come stima Il Nyt.
Se nulla è stato fatto da parte dell’amministrazione Trump, spiega il Nyt, “ciò significa che si riprodurrà, i servizi segreti e le forze dell’ordine sono state chiare su questo aspetto”. Il quotidiano peraltro non si dimostra rassegnato e puntualizza: “Certo, ciò necessita che oltrepassi la sua resistenza ad agire contro la Russia e che si concentri sulla protezione del proprio paese”.