Usa. Russiagate: ascoltato Sessions, ‘perché non indagate sulla Clinton?’

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Gli inquirenti guidati dal procuratore speciale Robert Mueller hanno riascoltato oggi il segretario alla Giustizia statunitense, Jeff Sessions, nel quadro delle indagini sul Russiagate, ovvero delle interferenze russe nella campagna elettorale per le presidenziali Usa.
Impossibile per lui ricordare tutti i dettagli di coloro che promuovevano canali con i russi o con chiunque altro, mentre la campagna per le elezioni “È stata brillante da molti punti di vista, ma c’era una forma di caos, ogni giorno, dal primo giorno”. “Certe volte – ha osservato Sessions – andavamo in molti posti in un giorno. Si dormiva poco ed ero ancora un senatore a tempo pieno, con un’agenda molto piena”.
Sessions ha comunque contrattaccato ritornando sui legami della Clinton e del suo team con la Russia, nella fattispecie
gli accordi intessi dalla fondazione dell’ex segretario di Stato circa l’accordo sull’uranio nel periodo in cui era presidente Barak Obama.
A sua difesa Session, che ha sempre respinto ogni accusa, ha detto che aveva dimenticato nel caos della campagna elettorale il colloquio che aveva richiesto un consigliere di Trump che gli proponeva contatti con i russi, ed ha sottolineato che lui stesso si è opposto ad un eventuale “incontro di Trump con Putin”.
L’iniziativa di Sessions di chiedere una speciale commissione per indagare sui rapporti della Clinton con i russi risponde alle parole di Tump secondo cui “tutti si chiedono perché il ministero di Giustizia e l’Fbi non investigano in tutti i casi di disonestà che avvengono dalle parti della corrotta Hillary e dei democratici”, ma lui stesso in qualche modo si è tirato fuori affermando che da parte sua non ci sarà nessun coinvolgimento in un’eventuale indagine sulla Clinton.