Usa. Russiagate: Sessions, ‘nessun contatto con i russi’

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L’ultima puntata del Russiagate, ovvero dei sospetti su legami di Donald Trump e del suo staff con i russi già in campagna elettorale, ha visto ricomparire davanti alla commissione Intelligence del Senato statunitense il segretario alla Giustizia, Jeff Sessions. In occasione della precedente audizione Sessions aveva dichiarato sotto giuramento di non aver mai avuto alcun contatto con esponenti russi, ma l’Fbi, il cui direttore James Come è stato “licenziato” dal presidente proprio perché indagava su questo ed altri casi, ha annunciato di avere le prove di almeno tre incontri dell’Attorney General con l’ambasciatore russo a Washington Sergey I. Kislyak.
Sessions ha in qualche modo smontato le accuse dell’Fbi, caso per caso, affermando di essere sì stato in uno degli hotel indicati come luogo di incontro con il diplomatico, il Mayflower, ma di essere stato lì con una decina di persone per la campagna elettorale, e “non ricordo di aver interagito con esponenti del governo russo”.
Rispondendo alle varie domande Seassons ha spiegato di non essere coinvolto o al corrente alcuna collusione “per danneggiare il governo per cui presto servizio da 35 anni o per l’integrità del processo democratico, dirlo è una menzogna terribile”.
In merito all’inchiesta sul Russiagate, il segretario alla Giustizia ha riferito che “Non sono mai stato informato di alcun dettaglio, non ho mai avuto accetto a informazioni sull’inchiesta. Ho solo ricevuto le informazioni limitate che i funzionari del dipartimento di Giustizia hanno ritenuto che mi fossero necessarie per prendere la decisione di ricusarmi dall’inchiesta. Per questo, non ho alcuna conoscenza di questa inchiesta e di dove è arrivata a oggi oltre a quello che viene riportato pubblicamente”.
Eppure i sospetti di canali tra Trump, il suo staff e i russi continuano a rimanere in piedi, specie dopo l’allontanamento dall’Fbi di Comey.
La Casa Bianca ha invece smentito la notizia circolata ieri sull’intenzione del presidente Trump di licenziare il procuratore Robert Mueller, recentemente incaricato del compito di far luce sulle interferenze russe nella campagna presidenziale americana.