Usa. Russiagate: si stringe il cerchio attorno a Trump: Flynn collabora e si dichiara colpevole

di Enrico Oliari –

In poche ore alla Casa Bianca si è passati dal clima festoso per l’inaugurazione dell’albero di Natale ai musi lunghi per il Russiagate. Così è stato un Donald Trump serio e nervoso ad accogliere il presidente del governo di Accordo nazionale libico Fajez al-Serraj, riluttante a rispondere alle domande dei giornalisti sul caso del giorno, cioè la disponibilità dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale, il generale Michael Flynn, a dichiararsi colpevole di aver mentito all’Fbi, Non solo: Flynn avrebbe ammesso, secondo Bloomberg e il Washington Post, di aver ricevuto dal genero di Donald Trump, Jared Kushner, l’ordine di prendere contatto con i russi. Un “importante membro dello staff del presidente”, si è limitato a riferire il procuratore Robert Mueller. Flynn fu costretto alle dimissioni già a metà febbraio, dopo che erano apparsi evidenti i suoi rapporti con la Russia sia prima che dopo la campagna elettorale, e dopo che si è sospettato che avesse promesso all’ambasciatore russo a Washington Sergey I. Kislyak l’eliminazione delle sanzioni al suo paese.
In cambio di cosa? Il 9 giugno 2016, nel pieno della campagna elettorale, Hillary Clinton aveva parecchi punti di vantaggio su Trump, ma poco dopo hacker russi divulgarono oltre 20mila email del partito democratico che portarono alla luce un’operazione del comitato centrale, che avrebbe dovuto essere neutrale, volta a screditare il candidato alle primarie Bernie Sanders a vantaggio dell’ex segretario di Stato.
Il sospetto è quindi che il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, sia arrivato ad un accordo con Flynn per convincerlo a collaborare nell’inchiesta e a testimoniare in un eventuale processo di impeachment contro il presidente. Così oggi l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale ha affermato di aver “sbagliato. La mia dichiarazione di colpevolezza e la volontà di cooperare con il procuratore speciale riflettono la decisione che ho preso nel miglior interesse della mia famiglia e del mio Paese. Accetto la piena responsabilità delle mie azioni”. Effettivamente, mentre faceva dichiarazioni sotto giuramento all’Fbi, aveva tenuto nascosto l’incontro con l’ambasciatore russo sia agli inquirenti che al vicepresidente Mike Pence.
Dalla Casa Bianca il consigliere speciale Ty Cobb ha riferito che “Le ammissioni e le incriminazioni relative al signor Flynn riguardano solo lui, e non altri”: “Le sue false dichiarazioni riflettono le menzogne che disse a funzionari della Casa Bianca e che portarono alle sue dimissioni del febbraio scorso”.
Tuttavia il cerchio attorno a Trump si stringe ogni giorno sempre più: il 9 novembre Mueller aveva voluto sentire Stephen Miller, consigliere e uno degli uomini più influenti su Trump, circa il siluramento avvenuto il 9 maggio scorso del capo dell’Fbi James Comey, il quale stava indagando proprio sulla collaborazione dello staff del presidente con i russi, come pure su un incontro risalente al marzo di quest’anno, a cui Miller era presente, durante il quale il consigliere di politica estera del presidente, George Papadopoulos, si propose per organizzare un incontro tra Trump e Vladimir Putin.
Alla fine di ottobre l’ex manager della campagna elettorale di Donald Trump Paul Manafort è stato ufficialmente accusato di cospirazione contro gli Stati Uniti, oltre che di altri 11 reati tra cui il riciclaggio ed evasione. Accuse simili per Rick Gates, uomo d’affari legato al presidente Donald Trump, anche lui rinviato a giudizio.
Anche l’ex segretario alla Giustizia Jeff Sessions è inciampato nel Russiagate: più volte ascoltato dalla commissione senatoriale ed interrogato da Robert Mueller ha negato sotto giuramento di avere avuto rapporti con i russi durante la campagna elettorale, ma l’Fbi continua a dire di avere le prove di almeno tre incontri dell’Attorney General con l’ambasciatore russo Kislyak.
Flynn, Kurshner, Miller, Manfort, Gater, Sessions: Hillary Clinton sta affilando gli artigli, per quanto non è detto che il parlamento, dove Trump ha la magigoranza, sia disposto a mettere sotto accusa il presidente.

Nella seconda foto: Michael Flynn.