Usa. Russiagate: Trump accusato di aver tentato di manipolare i vertici dei servizi segreti

di Manuel Giannantonio

Per il da poco eletto presidente Usa Donald Trump la situazione poliica non sembra proprio migliorare. I primi mesi sono stati certamente problematici ma ogni ostacolo passa in secondo piano considerando l’ampiezza che sta prendendo il “Russiagate”, che per alcuni esperti potrebbe addirittura costargli il posto.
Il presidente Usa avrebbe chiesto lo scorso marzo ai direttori dell’FBI e della NSA di negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi legame con la Russia emerso durante la campagna elettorale.
Mentre Trump proseguiva la sua tournée nel Medio Oriente e in Europa, le rivelazioni si sono susseguite negli Stati Uniti sui suoi legami con la Russia: a pubblicare l’ultimo scoop è il quotidiano della capitale federale, il Washington Post, il quale ha riportato che “Nel mese di marzo, Trump ha telefonato al direttore dei servizi segreti Dan Coats e al direttore della NSA, la potentissima agenzia di sicurezza nazionale, Michael Rogers per intimarli a negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi prova che testimoni collusioni con la Russia durante le elezioni del 2016”. Un’accusa gravissima, generata da alcune testimonianze anonime dei membri dell’attuale amministrazione ed ex responsabili di governo raccolte dal giornale.
Queste rivelazioni, confidate allo stesso quotidiano dello scandalo del Watergate, che costò l’impeachment al presidente Nixon, sarebbero sopraggiunte dopo che il direttore dell’FBI James Comey, congedato da Trump lo scorso 9 maggio, ha dichiarato di fronte alla commissione della Camera dei rappresentanti che indagava sui legami “tra persone associate alla campagna elettorale di Trump e il governo russo, così come su un eventuale coordinamento tra la campagna di Trump e la Russia.

Scontro con il senato.
In un secondo articolo il Washington Post ha riportato ugualmente che l’ex consigliere alla sicurezza di Donald Trump, Michael Flynn, ha rifiutato di piegarsi a un’ingiunzione della Commissione del Senato che reclamava una lista di tutti i suoi legami e di tutte le sue comunicazioni con i rappresentanti russi tra il 16 gennaio 2015 e il 20 gennaio 2017. Quest’ultimo ha fatto sapere tramite i suoi avvocati, invocando il Quinto emendamento della Costituzione, che “nel contesto attuale qualsiasi testimonianza verrebbe a fare potrebbe essere usata contro di lui”.
I membri della Commissione del Senato devono ora riunirsi e votare per sapere se rifiutano o accettano l’argomentazione di Flynn relativa al Quinto emendamento, ha sottolineato l‘autorevole Washington Post.