Usa. Russiagate: Trump non trova avvocati. Ma la popolarità è al top

di Gianluca Vivacqua

Chissà se in queste ore Donald Trump sta sfogliando un libro di Brian Tracy, il grande motivatore canadese. Chissà se sta riflettendo sulla teoria del rifiuto, in base alla quale ogni “no” è soltanto un’ulteriore tappa di avvicinamento verso un “sì”. Magari non gli serve l’aiuto di nessun guru, perché dalla sua ha già tutta la psicologia robusta di cui ha bisogno. A scarseggiare sono però gli avvocati disposti a prendere le sue parti, e dopo i no di tre professionisti di Wahington, cioè di Joseph diGenova, di Theodore Olson, già procuratore generale degli Stati Uniti dal 2001 al 2004, e di John Dowd, fino a pochi giorni fa suo difensore, oggi il presidente Usa deve aggiungere altri due nomi alla sua collezione di legali che hanno fatto il “gran rifiuto”. Si tratta di Thomas Buchanan e Dan Web, i due partner dello studio legale Winston & Strawn, con sede principale a Chicago. Neppure loro difenderanno Trump nei prossimi decisivi appuntamenti del Russiagate. Quelli che potranno vederlo faccia a faccia con il “mastino” Robert Mueller.
Al Daily Beast i due avvocati hanno dichiarato di essere “onorati” dell’opportunità di patrocinare il presidente in persona, ma di non poter accettare per via dei loro impegni, e quindi di essere “profondamente dispiaciuti” per questo. “Adoro il presidente e gli auguro il meglio”, aveva invece detto Dowd, che aveva anche consigliato a Trump di evitare lo scontro frontale con Mueller, e di assumere invece un atteggiamento collaborativo nei confronti dell’inchiesta. Un conflitto di interessi aveva invece impedito a Olson e a diGenova, insieme alla sua partner Victoria Toensing, di accettare la difesa presidenziale: si dà il caso infatti che essi rappresentino già altre parti coinvolte nell’inchiesta. “Saremo felici di collaborare con lui su altri versanti”, ha detto diGenova, e si è trattato con tutta probabilità di una consolazione abbastanza magra per il commander in chief. Che non può volgere lo sguardo neppure alle cose del suo entourage familiare per ritrovare maggiore serenità. Attualmente infatti il genero di Trump, Jared Kushner, si trova sotto indagine per un paio di prestiti del valore di 500 milioni di dollari di cui avrebbe beneficiato la sua società immobiliare, ma il suo nome è una delle tessere dello scandalo che vede i russi essere intervenuti in campagna elettorale a favore di Trump.
Eppure, nonostante tutto, almeno sul grafico delle preferenze sembra che i tempi grami per The Donald siano finiti. È salito infatti ai massimi livelli da 11 mesi a questa parte il tasso di approvazione dei cittadini Usa nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca. L’altra faccia della medaglia è, però, che la stragrande maggioranza dei suoi connazionali non crede alle smentite fatte da lui circa le relazioni extraconiugali che gli vengono attribuite. La fotografia scattata da un recente sondaggio della Cnn non lascia troppi margini di dubbio: il 63% degli interpellati ritiene che Trump non dica la verità circa le avventure con una pornostar, Stormy Daniels, e una modella di Playboy, Karen McDougal. I fondamentalisti della buona fede del presidente sono invece il 21%. Tuttavia, è bene tener presente che coloro che dubitano della fedeltà coniugale di Trump non sono necessariamente classificabili come suoi dispregiatori.