Usa. Trump choc, ‘Non voglio immigrati da quei cessi di paesi’

di Marco Pugliese –

Quando di mezzo c’è Donald Trump è difficile non capiti qualcosa. Ed anche oggi è stata una giornata impegnativa per i collaboratori della Casa Bianca, costretti a limare o smentire le uscite del presidente. “Ma perché gli Stati Uniti devono continuare ad accogliere questa gente da quei cessi di paesi?”, si è chiesto in mattinata Trump durante meeting svoltosi nello studio Ovale, frase subito riportata dal Washington Post. Il presidente si riferiva ad Haiti, a El Salvador e a paesi africani in generale, e fatta la frittata se ne è uscito con una smentita affermano di non aver mai usato il termine “shithole countries”, per quanto sia ricorso ad un “linguaggio duro”. Silenzio da parte dei suoi portavoce.
L’argomento della riunione era il prolungamento dello status di rifugiati per gli abitanti di Haiti, El Salvador e altri stati, tar cui appunto i paesi africani, e d’incrementare e facilitare le borse di studio dedicate ai “dreamer”. Sono mesi però che Trump a porte chiuse rilascia frasi imbarazzanti da “gli haitiani arrivati nel 2017 hanno tutti l’Aids” a, riferendosi ai 40mila nigeriani arrivati sempre lo scorso anno, “non torneranno nelle loro capanne”. La portavoce Raj Shah si è affrettata a specificare come il presidente “voglia solo lavorare per dare all’immigrazione un’impronta meritocratica”. Secondo The Donald infatti, a monte di tutto, ci sarebbe una questione semplice: benvenuti tutti coloro che possano dare una mano al paese, facendone crescere l’economia. Ben venga chi abbia un quid in più, gli altri fuori. Il Trump-pensiero è tutto qui. Il sogno americano? Trump lo ha rielaborato alla sua maniera. Dopo la bagarre però il leader Usa non ha finito di stupire, sottolineando il rapporto assai buono con il dittatore Kim. Staff e membri del Congresso presenti hanno strabuzzato gli occhi, ma il presidente ha arringato con ambiguità e alla fine nessuno ha compreso a fondo il discorso. I rapporti invece non sono per nulla buoni con Paul Altidor, ambasciatore di Haiti in Usa, il quale ha definito un’aggressione le uscite di Trump, dalla “battuta”sull’Aids alle offese dirette al paese, definito un “cesso”. Ricordiamo che gli haitiani sono in Usa per causa di calamità, ovvero per il devastante terremoto di qualche anno fa. Ora Haiti pretende scuse ufficiali, ma contro si è trovata l’Unione Africana, la cui missione negli Usa ha condannato la frase del giorno e con una nota ha chiesto “che quanto detto sia ritrattato e le scuse vadano non solo agli africani, ma a tutte le persone di origine africana nel mondo”. Poco dopo è arrivata anche una nota dell’Ue dove si legge che “si crede fortemente che ci sia un’enorme incomprensione del continente africano e del suo popolo da parte dell’attuale amministrazione Trump” Stessa cosa il gruppo degli ambasciatori africani alle nazioni unite, che hanno parlato all’unisono di espressioni “oltraggiose, razziste e xenofobe” di Donald Trump, chiedendo le scuse ufficiali.