Vendevano armi alla Libia e all’Iran: in manette due italiani. Un terzo indagato

di Guido Keller –

Quattro persone risultano essere indagate dai pm della Dda di Napoli per aver venduto armi alla Libia e all’Iran, paesi sottoposti ad embargo.
Si tratta di tre cittadini italiani e di uno libico, i quali stando alle accuse avrebbero venduto armi di fabbricazione italiana e russa, anche ambulanze militari convertibili in mezzi di attacco e persino elicotteri d’assalto di produzione sovietica.
Due, i coniugi di San Giorgio a Cremano Mario Di Leva e Anna Maria Fontana di 69 e 64 anni e quest’ultima per due legislature assessore al comune di San Giorgio in forza al Psdi, erano da tempo convertiti all’Islam ed in una foto appaiono a fianco dell’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Del libico si sono perse le tracce, mentre l’altro indagato, questi a piede libero, è il manager della Società Italiana Elicotteri, Andrea Pardi. Indagato anche il figlio della coppia, ritenuto, come il padre, essere in fase di radicalizzazione islamica.
Le accuse sarebbero avvalorate dalle numerose Intercettazioni, perquisizioni e dai documenti rinvenuti che comproverebbero il traffico internazionale di armi con destinazioni, tra l’altro, due paesi sottoposti a embargo, ma vi è anche il sospetto che materiale sia finito all’Isis.
Negli atti dell’inchiesta si legge che In particolare “la Fontana risulta legata al governo iraniano e all’attuale governo provvisorio della Libia”.
Sono emersi indizi e prove che indicano contatti di ogni genere, persino con i rapitori dei quattro italiani sequestrati in Libia due anni fa, Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla.
Su un foglio rinvenuto dagli inquirenti era stato appuntato un ordinativo per la vendita di armi e munizioni, indicante il quantitativo, il calibro e le specifiche delle armi.
La Società Italiana Elicotteri di Pardi era stata coinvolta in passato in un’inchiesta sull’impiego di mercenari e su un traffico di armi tra Italia e Somalia, mentre lo stesso amministratore delegato era stato denunciato dal cronista di Report Giorgio Mottola in quanto questi sarebbe stato aggredito il 7 ottobre 2015 mentre poneva al Parti domande circa le trattative intavolate per la vendita di velivoli all’estero: Pardi gli aveva rotto la telecamera e, stando alle accuse, lo aveva allontanato aggredendolo.
Le indagini che hanno portato ai fermi di oggi sono partite nel 2011 ed hanno tra l’altro portato alla luce nella prima fase che un affiliato a un clan camorristico dell’area casalese si era messo in contatto con la “mala del Brenta” per individuare esperti di armi al fine di addestrare mercenari somali nelle Seychelles.