Venezuela. Rodriguez annuncia il ritiro dall’Osa. La mediazione del Vaticano

di Guido Keller –

Si chiude su se stesso il Venezuela di Nicolas Maduro, dopo che la ministra degli Esteri, Delcy Rodríguez, ha comunicato l’intenzione del governo di ritirare il paese dall’Osa, l’Organizzazione degli Stati Americani che comprende 35 stati del continente.
Alla base della clamorosa decisione le critiche per le evidenti repressioni in corso contro i manifestanti delle opposizioni, con i “colectivos” (gruppi di paramilitari che sostengono il governo) che sparano, 26 morti in 3 settimane. L’ultimo omicidio è quello di un ragazzo di 23 anni a cui è stato sparato un proiettile in faccia mentre partecipava a una manifestazione vicino a Barquisimeto, la capitale dello Stato Lara (nord ovest del Paese).
A determinare il caos venezuelano vi sono due fattori, la crisi economica e quella politica. Quest’ultima vede il presidente non avere fin dalle elezioni del 2015 la maggioranza in parlamento, ed il 31 marzo scorso lo stesso aveva tentato di esautorare la Camera dei suoi poteri accentrandoli su di sé, attraverso una sentenza del Tribunale supremo poi annullata a seguito delle proteste internazionali.
Tra l’altro in ottobre il parlamento ha approvato (solo 11 i contrari) una risoluzione che prevedeva l’avvio del processo di impeachment nei confronti del presidente volto a valutare le responsabilità penali e le omissioni di Maduro che hanno gettato il paese nel disastro economico, con una povertà diffusa senza precedenti, gli uffici pubblici chiusi per metà della settimana e la corrente elettrica razionata.
L’inflazione oggi supera ii 700%, sono assaltati panifici e camion di generi alimentari ed è florido il mercato nero, ma secondo alcuni analisti del Fondo monetario internazionale l’inflazione potrebbe arrivare entro la fine dell’anno al 1.660 per cento.
I paesi 12 dell’area hanno chiesto la mediazione del Vaticano, e papa Francesco ha avuto un lungo colloquio privato con la ministra degli Esteri argentina Susana Malcorra. Tuttavia il Vaticano chiede delle condizioni già fissate in dicembre dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, cioè il via libera di Caracas all’invio dell’assistenza sanitaria internazionale, un calendario elettorale preciso, il pieno riconoscimento dei poteri del Parlamento e la liberazione dei prigionieri politici. Tali punti erano stati ribaditi il 23 marzo in una lettera congiunta di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Stati Uniti, Guatemala, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Uruguay, ma da allora in Venezuela non è cambiato nulla, con la ministra Rodríguez che ha accusato diversi paesi dell’Osa di agire insieme contro il suo governo per “soddisfare gli interessi di Washington”.
Anche le elezioni amministrative e regionali che si sarebbero dovute svolgere nel 2016 sono state congelate fino a quest’anno, ma ancora manca una data.
Intanto nel paese si susseguono le manifestazioni e le violenze ed Amnesty International ha diffuso un rapporto intitolato “Ridotti al silenzio con la forza: detenzioni arbitrarie e motivate politicamente in Venezuela”, in cui viene accusato il governo Maduro di aver intensificato la persecuzione e le punizioni nei confronti degli oppositori.