“Viaggi Spaventosi”. I bambini violati nelle rotte del Mediterraneo

di Vanessa Tomassini –

Unicef nel 2016 ha dichiarato che circa 26mila minori, la maggior parte non accompagnati dai genitori o da un familiare, hanno attraversato il Mediterraneo partendo dalle coste nordafricane. Ebbene, anche se questi bambini oggi non sbarcano più in Sicilia non sono spariti, partono lo stesso dai loro paesi di origine e spesso vedono spegnersi le loro speranze di attraversare il mare nei centri di detenzione per migranti di Kufrah, al-Qutrun e negli altri innumerevoli sparsi da nord a sud della Libia.
Se vale il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, a richiamare le nostre coscienze ci ha pensato Unicef. Il report “Viaggi spaventosi”, o “Harrowing Journeys”, pubblicato il 12 settembre dall’Unicef e dall’Oim, denuncia che “i bambini e i giovani rifugiati e migranti che tentano di raggiungere l’Europa, affrontano livelli di abuso dei diritti umani spaventosi: il 77% di coloro che viaggiano lungo la rotta del Mediterraneo Centrale ha riportato esperienze dirette di abuso, sfruttamento e pratiche che potrebbero equivalere a tratta di esseri umani”. Viaggi Spaventosi rivela che “mentre tutti i migranti e i rifugiati corrono alti rischi, i bambini e i giovani migranti sono molto più esposti allo sfruttamento e alla tratta rispetto agli adulti dai 25 anni in su: quasi il doppio lungo la rotta del Mediterraneo Orientale (il 17% contro il 10%) e con un tasso del 13% superiore sulla rotta del Mediterraneo centrale (il 77% contro il 69%)”.

(Foto Unicef).

Per la realizzazione del rapporto i ricercatori dell’Oim hanno intervistato circa 22mila migranti e rifugiati, compresi 11mila bambini e giovani. Queste indagini hanno dimostrato che, “mentre tutti i bambini migranti sono esposti a grandi rischi, coloro che provengono dall’Africa Subsahariana hanno probabilità maggiori di subire sfruttamento e tratta rispetto a persone che si spostano da altri paesi del mondo: lungo la rotta del Mediterraneo orientale il 65% rispetto al 15% e lungo la rotta del Mediterraneo centrale l’83% rispetto al 56%. Secondo l’Unicef il razzismo è probabilmente il principale fattore alla base di questa discrepanza”. “I bambini e i giovani che viaggiano da soli o per lunghi periodi, insieme con coloro che hanno bassi livelli di istruzione – si legge nel report – sono tra i più vulnerabili a sfruttamento per mano di responsabili di tratta e gruppi criminali durante il viaggio. Secondo il rapporto, la rotta del Mediterraneo Centrale è particolarmente pericolosa: la maggior parte dei migranti e dei rifugiati che hanno attraversato la Libia continuano ad essere fortemente colpiti da illegalità, milizie e criminalità. In media i giovani pagano tra i mille e i 5mila dollari per il viaggio e spesso arrivano in Europa con debiti, il che li espone ad ulteriori rischi”.
Viaggi Spaventosi fa luce sulle storie di centinaia di bambini, storie di schiavitù, violenza e spesso di abusi sessuali inenarrabili ai quali i minori sono sottoposti nella speranza di “attraversare il mare” verso le coste italiane. Tra queste la storia di Kamis, una bambina di 9 anni, partita con la madre dalla Nigeria, che ha attraversato il deserto dove ha visto morire un compagno di viaggio davanti ai suoi occhi, per poi finire in un centro di detenzione a Sabratha. “Ci hanno picchiate ogni giorno. Quel posto era molto triste, non c’era acqua. Non c’era niente”. Ha confessato Kamis ai ricercatori. O Aimamo, un bambino di 16 anni non accompagnato partito dalla Gambia. Intervistato in un rifugio in Italia, ha raccontato di essere stato costretto a mesi di lavoro manuale estenuante dai trafficanti, al suo arrivo in Libia. “Se tenti di correre, ti sparano. Se smetti di lavorare, ti picchiano. Eravamo come schiavi: alla fine della giornata, ti rimettono dentro”. “Noi abbiamo rischiato la vita per venire qui”, dice Mohamed, che a soli 17 anni ha attraversato la Libia per chiedere asilo in Italia. “Abbiamo attraversato il mare. Sappiamo che è pericoloso, ma abbiamo fatto il sacrificio. O lo facciamo o moriamo”.

(Foto Unicef).

La violenza sessuale è diffusa ed è prassi ai confini ed ai posti di blocco, questo è quanto risulta dal rapporto di Unicef. “La vera realtà è che oggi è normale che i bambini che si spostano nel Mediterraneo vengono abusati, trafficati, picchiati e discriminati”, ha dichiarato Afshan Khan, direttore Regionale Unicef e coordinatore speciale per il Rifugiato e la Crisi Migranti in Europa. “I leader dell’Ue dovrebbero mettere in atto soluzioni durature che includano percorsi di migrazione sicuri e legali, creando corridoi di protezione e trovare alternative alla detenzione dei bambini migranti”.
Il rapporto chiede a tutte le parti interessate – paesi di origine, di transito e destinazione, l’Unione Africana, l’Unione Europea, le organizzazioni internazionali e nazionali con il supporto della comunità dei donatori – di dare priorità ad una serie di azioni, come:
– stabilire passaggi regolari e sicuri per i bambini migranti;
– rafforzare i servizi di protezione dei bambini migranti e rifugiati nei paesi di origine, transito e destinazione;
– trovare alternative alla detenzione dei bambini migranti; lavorare ai confini per combattere tratta e sfruttamento;
– combattere la xenofobia, il razzismo e le discriminazioni contro tutti i migranti e i rifugiati.
Queste iniziative sono riassunte nell’Agenda di Sei Punti d’Azione dell’Unicef, che l’organizzazione delle Nazioni Unite chiede ai governi di sottoscrivere per proteggere i bambini rifugiati e migranti e garantire il loro benessere. L’Agenda prevede la protezione da sfruttamento e violenza di bambini rifugiati e migranti, con una particolare attenzione a quelli non accompagnati; un’azione che metta fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiati o migranti. Unicef chiede di tenere unite le famiglie, riconoscendo uno status legale, di consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari, di intraprendere azioni d’intervento sulle cause che spingono le masse a lasciare i paesi d’origine. Inoltre è fondamentale promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.

(Foto Unicef).

Cosa vedete in questa foto? Un rifugiato, un migrante o un clandestino? E’ solo un bambino. Il modo in cui rispondiamo a questa sfida, è il riflesso della nostra umanità e dei nostri valori.

(Foto Unicef).
(Foto Unicef).

Si ringrazia l’ufficio stampa del Comitato Italiano per l’UNICEF per le foto, il materiale e la gentile collaborazione.