World Happiness Report: vince la Norvegia, Italia solo 48a

di C. Alessandro Mauceri – 

Sono stati di recente pubblicati i risultati del ‘World Happiness Report 2017‘, redatto dalla Sustainable Development Solutions Network (Sdsn).
Una classifica basata su diversi fattori: dal prodotto interno lordo pro capite alla speranza di vita, dalla possibilità di realizzare i propri obbiettivi alla ‘generosità’, dal sostegno sociale all’assenza di corruzione nel governo o negli affari.
Scontati i primi posti, come sempre dominio dei paesi scandinavi; questa volta a ottenere il riconoscimento di paese più felice del mondo è stata la Norvegia seguita dalla prima classificata della scorsa edizione, la Danimarca.
“I paesi felici sono quelli che hanno un sano equilibrio tra prosperità, come convenzionalmente misurata, e il capitale sociale, il che significa un alto grado di integrazione nella società, bassa disuguaglianza e fiducia nel governo”, ha dichiarato Jeffrey Sachs, direttore del Sdsn e consigliere speciale del segretario generale Onu.
Se i paesi del Nord Europa da sempre occupano le prime posizioni di questa graduatoria, dove tale equilibrio manca è difficile essere felici, come nei paesi dell’Africa sub-sahariana, in Siria e nello Yemen. Che questo fattore sia importante lo conferma il caso degli Emirati Arabi Uniti, che hanno addirittura nominato un ministro della Felicità. “Spero che i governi decidano di misurare, analizzare e discutere [della felicità n.d.r.] per capire quando si muovono nella direzione sbagliata”, ha detto Sachs.
Detto dei paesi nordici, non sorprendono le posizioni di rilievo di stati come la Svizzera (quarta), la Nuova Zelanda (ottava) e l’Australia (nona). La prima sorpresa arriva da Israele, che pur essendo un paese in cui non mancano i problemi sociali e ambientali è riuscito a piazzarsi all’11o posto (ma con una variabilità dei valori molto alta). Altra sorpresa la Germania, solo 16a, una posizione che conferma il fatto che il peso di questo paese a livello europeo e mondiale è stato raggiunto a spese di pressioni non indifferenti sulla qualità della vita dei cittadini. Lo stesso ragionamento vale per gli Stati Uniti d’America, “solo” quattordicesimi.
Sorprende anche la performance degli Emirati Arabi, che si sono guadagnati il 21o posto preceduti dal Cile (20o), molto al di sopra di paesi ritenuti, sulla carta, più “felici” come Malta (27a), la Francia (31a) o la Spagna (34a).
E l’Italia? Per trovare il Bel Paese bisogna scendere molto più in basso, fino alla 48a posizione, molto al di sotto di paesi come la Colombia, Taiwan, Panama o l’Uzbekistan (solo per citare alcune performance “sorprendenti”). Dato negativo, quello dell’Italia, non solo in termini assoluti ma anche nel confronto con quello raggiunto nel periodo 2005/2007: il dato dell’Italia mostra infatti un netto peggioramento, in pochi anni l’indice di felicità, oggi pari a 5,964, ha perso 0,749 punti con un calo pari a circa l’11%.
Tanto in poco tempo. Un risultato che in parte rispecchia il reale benessere del paese e, soprattutto, il benessere percepito, con le difficoltà di un’economia nazionale caratterizzata da una ripresa ancora fiacca.