Senegal. L’impegno di re Mohammed VI per far sentire la voce dell’Africa nel mondo

di Belkassem Yassine

mohammed VI maroccoIn occasione della celebrazione del 41esimo anniversario del Marcia Verde che portò alla liberazione del Sahara marocchino dall’occupazione spagnola il 6 novembre 1975, re Mohammed VI ha pronunciato il tradizionale discorso, storico anche perchè pronunciato non da Rabat ma dalla capitale senegalese, Dakar dove il monarca è arrivato domenica in visita ufficiale. Questo scelta inedita e molto simbolica conferma l’attenzione del sovrano riservata alle relazioni marocco – senegalesi e con tutta l’Africa. “Il Senegal ha preso parte con altri paesi alla Marcia Verde”, ha spiegato re Mohammed parlando al popolo marocchino; “Se mi sono rivolto a te – ha affermato -, nello stesso giorno in cui lo scorso anno parlavo da Laayoune, nel Sahara marocchino, sul tema d’Africa, io mi rivolgo a te adesso dal cuore dell’Africa sul tema del Sahara marocchino (…). Questo discorso, pronunciato da questa terra accogliente, traduce tutto l’interesse che dimostriamo al nostro continente”.
Il Senegal considera la causa nazionale marocchina come propria ed è stato sempre nella prima fila tra i difensori dell’integrità territoriale del Regno.

Il tour del re continua in tutta Africa.
Il discorso del re avviene nel quadro di un tour molto proficuo per le relazioni regionali, in uno spazio precedentemente inaccessibile e considerato come di pertinenza degli avversari del Marocco. Il sovrano ha spiegato che la politica africana del Marocco non si limiterà all’Africa occidentale e centrale, ma includerà tutte le regioni dell’Africa, da qui le sue recenti visite in Ruanda ed in Tanzania, che segnano l’apertura del Marocco sull’Africa dell’est. “Animato di una volontà condivisa con le direzioni forti di questi Stati, abbiamo deciso di segnare una nuova dinamica nelle relazioni economiche e politiche tra i nostri paesi, tenuto conto del peso politico che rappresenta questa regione e delle potenzialità economiche e dei vantaggi strategici di cui dispone”, ha detto Mohammed VI. Ha quindi ribadito l’impegno con le autorità dell’Etiopia per aprire una tappa nuova nelle relazioni con questo paese: “Sarà, dunque, la prima tappa della seconda parte del nostro tour in un certo numero di paesi africani subsahariani”.

Rientro all’Unione Africana.
Oggi, il Marocco dispone di una maggioranza schiacciante per mohammed-vi-granderientrare all’Unione Africana. Per il re il ritorno nell’Ua non è una decisione tattica o un mero calcolo di interessi, “E quando annunciamo il nostro ritorno, non chiediamo il permesso a nessuno per ottenere nostro diritto legittimo”. “Il Marocco, che non interviene nella politica interna dei paesi e non segue una politica di divisione, ha la speranza che tutte le parti reagiranno con tutta la saggezza necessaria ed in tutta responsabilità a questa decisione, in modo di far prevalere l’unità dell’Africa e l’interesse dei suoi popoli”, ha affermato il Sovrano.
La decisione del Regno di reintegrare l’Ua è, inoltre, concernente la difesa della sua prima Causa nazionale ovvero l’integrità territoriale. Quindi il Marocco non vuole lasciare il campo alle azioni ostili alla sua unità provenienti da questa organizzazione continentale.
Il ritorno marocchino è il frutto della sua politica africana e della sua azione solidale eseguita sul terreno con numerosi paesi del continente per garantire la promozione dello sviluppo economico ed umano, al servizio del cittadino africano. Oltre alla cooperazione bilaterale e con le organizzazioni regionali, il ritorno all’UA permetterà al Marocco di prendere parte alle strategie di sviluppi settoriali in Africa, mettendo a disposizione dei popoli africani la sua esperienza straordinaria accumulata in numerosi settori, e sarà anche “l’occasione per il Marocco di rafforzare il suo impegno negli sforzi di lotta contro l’estremismo ed il terrorismo, che ipotecano il futuro dell’Africa”, assicura il re, aggiungendo che il Marocco continua a contribuire al consolidamento della sicurezza e della stabilità nelle varie regioni che vivono situazioni di tensione e di guerra, e di operare al regolamento delle controversie con i mezzi pacifici.