Qatar. Inchiesta di giornalisti francesi rivela investimenti per aumentare l’influenza in Europa

di Giuseppe Gagliano

Qatar Charity è la più grande organizzazione umanitaria nell’emirato arabo. Fondata nel 1992, è presente in oltre 70 paesi nel mondo, aiuta i rifugiati e le vittime di disastri naturali o guerre. Nel 2012 la ONG ha persino aperto una filiale a Londra, una sede inaugurata con grande clamore nel raffinato quartiere di Mayfair. In un’inchiesta giornalistica firmata dai giornalisti francesi Georges Malbrunot e Christian Chesnot dal titolo “Qatar, guerre d’influence sur l’Islam d’Europe”, trasmessa dalla Radio-Televisione Belga, essi affermano di essere venuti in possesso di una chiave USB inviata da un anonimo informatore della Qatar Charity grazie alla quale è stato possibile visionare migliaia di documenti su come il piccolo emirato arabo attui il suo proselitismo in Europa con ben 140 progetti che includono centri culturali, moschee e associazioni musulmane. L’inchiesta dei due giornalisti francesi ha rivelato come l’emirato abbia speso 120 milioni di euro in numerosi progetti in Europa e per la precisione in Belgio, Francia, Inghilterra, Svizzera e Italia ma anche Ucraina e Norvegia.
Alla luce dei documenti risulta evidente che l’obiettivo del Qatar è quello di influenzare la percezione dell’Islam in Europa e nello stesso tempo di rafforzare la propria influenza sul mondo arabo cercando di emanciparsi dal suo grande rivale e cioè dall’Arabia Saudita, stringendo forti relazione con i Fratelli Musulmani. Non a caso il leader uno degli esponenti più significati dei Fratelli Musulmani, cioè lo sceicco Yusuf al-Qaraḍawi , vive nel Qatar. La strategia posta in essere dal Qatar, sostengono i giornalisti francesi, è certamente una strategia molto opportunista perché vuole ritagliarsi una fetta di influenza in Europa oltre che in Marocco e in Algeria. Non è un caso che questo piccolo emirato abbia investito molte risorse in personalità come Tariq Ramadan, intellettuale e saggista svizzero, allo scopo di implementare la sua influenza in tutta Europa. Il documentario inoltre illustra in modo molto convincente il fiume di denaro che passa attraverso la Svizzera per arrivare alle comunità islamiche in Francia e in Belgio, ad Anversa.