A Bruxelles il documentario “Sahel e Sahara connection”. Mariani a Ng, ‘malaffare, non religione’

di Belkassem Yassine –

BRUXELLES. Su iniziativa di Louis Michel, europarlamentare e commissario europeo incaricato della Cooperazione, è stato proiettato al Parlamento europeo un documentario/inchiesta di Hassan El Bouharrouti intitolato “Sahel e Sahara connection – traffico, droga e terrorismo”, che tratta i movimenti terroristici nello spazio sahelo-sahariano. All’evento hanno partecipato diversi europarlamentari e ambasciatori stranieri, esperti geopolitici, Ong, associazioni e diversi organi della stampa internazionale.
La proiezione è stata poi seguita da un appassionante dibattito, con l’eurodeputato e specialista Eric Chauprade, il senatore belga Bertin Mampaka, l’ex-ostaggio italiana signora Mariani e di Jean Rth. Guion, ex mediatore per la liberazione degli ostaggi e specialista politico e diplomatico dell’Africa.
Realizzato dal regista belga-marocchino Hassan El Bouharrouti, il documentario di una quarantina di minuti mostra come questo spazio è diventato nel tempo una zona di non diritto che ha visto svilupparsi una vera e propria multinazionale del terrorismo, alimentata dalla “affare” del crimine, cioè il rapimento, il narcotraffico, la tratta degli esseri umani ed i traffici di qualsiasi genere.
Il documentario illustra con le testimonianze di esperti la cronistoria dell’instaurazione dei movimenti terroristici in questa regione a partire dal periodo della guerra civile in Algeria degli Anni 90, passando dalla caduta del regime libico di Gheddafi che ha registrato una propagazione delle armi in questa zona e la fusione di diversi gruppi terroristici. Inoltre riporta le testimonianze degli ostaggi rapiti da membri del movimento Polisario e cita anche le deviazioni degli aiuti umanitari internazionali dallo stesso movimento separatista con la complicità delle autorità algerine, come attestano i rapporti del Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dell’Ufficio europeo di lotta antifrode (OLAF).
Il filmato evidenza l’implicazione del Polisario in atti terroristici e di rapimento di stranieri, come pure la penetrazione dell’ideologia terroristica fra i giovani dei campi di Tindouf, in Algeria, spinti dalla confusione e l’assenza di prospettive.
Intervenendo al dibattito dopo la proiezione, Bouharrouti ha segnalato che il suo “documentario è un appello urgente all’azione volto a sensibilizzare sul pericolo che rappresenta per la regione sahelo-sahariana e l’Europa la proliferazione dei gruppi terroristici e criminali”, precisando che “non vogliamo che la regione si trovi a vivere la stessa situazione dell’Iraq e della Siria”.
E’ intervenuto all’iniziativa anche Jean Rth. Guion, il noto diplomatico francese che era il negoziatore per la liberazione di diversi ostaggi occidentali in Algeria, Burkina Faso, Niger e Mali. “E’ straordinario incontrare Mariani”, ha detto il mediatore francese, che ha ricevuto Maria Sandra Mariani dopo la sua liberazione dall’AQMI.
La testimonianza dell’italiana Maria Sandra Mariani, rapita dal 2 febbraio 2011 al 17 aprile 2012 da un gruppo terroristico legato ad al-Qaeda (AQMI, al-Qaeda nel Maghreb islamico) presente in Algeria, è stata la più commovente fra quelle raccolte nel documentario.
Ricevuta con calorosi applausi davanti a una sala gremita, Mariani ha osservato che “gli Stati hanno fatto poco per sradicare il terrorismo”. “Mi interessava far vedere l’interesse che sta dietro al terrorismo, che non è solo prelevare ostaggi ma un traffico illegale di diverse forme dove la religione non c’entra nulla”, ha spiegato Mariani. “Sfortunatamente sono qui per aver vissuto un’esperienza che non avrei voluto”, “le nazioni non hanno dato molta importanza” al terrorismo nel Sahel, “e questo mi ha fatto paura, perché si tratta di piccoli gruppi ben organizzati che non lasciano nulla al caso”. “Durante la mia prigionia vedevo arrivare ragazzi nuovi, reclutati in villaggi sperduti nel deserto che non avevano mai visto una donna straniera”, ha raccontato Mariani, “li affascinava avere un’arma o un telefonino, quindi bisogna prima di tutto aiutare la popolazione”, anche “perché i terroristi davano loro uno stipendio”.
Dopo la presentazione, la fiorentina Mariani ha detto a Notizie Geopolitiche di sperare che “attraverso questo documentario vi sia la sensibilizzazione che i fattori del terrorismo non sono religiosi, ma si tratta di un potere di diverse forme come il narcotraffico, l’immigrazione clandestina, la tratta delle persone, il traffico di armi, è ovviamente il rapimento delle persone”.
Mariani ha aggiunto di “auspicare che le nazioni prendano i provvedimenti necessari contro questi flagelli per trovare una soluzione non solo tramite operazioni armate di una unione africana armata, ma attraverso la ricerca dei fattori che hanno portato a questi flagelli, e di lavorare sui giovani che non hanno né lavoro né istruzione in queste zone” e ha precisato  che “il primo passo da prendere è quello che riguarda i giovani, perché è una categoria facile per il reclutamento nei gruppi terroristici islamici”.
Da parte sua Aymeric Chauprade, esperto geopolitico ed eurodeputato, ha messo in guardia contro i movimenti di elementi del Polisario nell’integralismo, favorito questo dall’assenza di prospettive per i giovani e la drammatica situazione nei campi di Tindouf, in Algeria.
Altri intervenuti hanno richiamato l’attenzione sui rischi che costituisce la diffusione dei gruppi terroristici, criminali e di tratta degli esseri umani nella regione sahelo-sahariana, lanciando appello alla Comunità internazionale ad operare con ogni mezzi per garantire la stabilità di questa regione attraverso il regolamento dei conflitti, che alimentano questi gruppi.

Belkassem Yassine con Maria Sandra Mariani.