Accordo tra Santa Sede e Cina: una svolta storica, ma ancora tenuta sotto tono

di Marco Corno

I rapporti tra Santa Sede e Cina nel corso della storia sono sempre stati molto complessi, ma con l’accordo stipulato tra Roma e Pechino nel 2018 sembra essere finalmente arrivato un punto di svolta. Un accordo raggiunto con difficoltà perché è il risultato di quaranta anni di dialogo, crisi, allontanamenti ed avvicinamenti ed è perciò tutt’altro che da considerare un risultato epifenomenico.
L’accordo è così importante per ambo le parti che il contenuto è tutt’ora segreto proprio perché regola la nomina dei vescovi cinesi, una materia molto delicata e una delle principali querelle che hanno influenzato i rapporti tra il Vaticano e la Cina a partire dal 1949.
La “politica concordataria” del Vaticano considera il trattato un obbiettivo intermedio per la stipula di un concordato ufficiale con la Cina nel lungo periodo che porti all’instaurazione di relazioni diplomatiche ufficiali tra Roma e Pechino. Nel breve periodo l’obbiettivo è, oltre che stabilire un nuovo modus vivendi tra i due Stati, risolvere lo scisma interno alla Chiesa Cattolica Cinese tra la Chiesa Cattolica Patriottica fedele al Partito Comunista Cinese e la Chiesa Cattolica Clandestina che riconosce soltanto nel Pontefice l’autorità spirituale e politica della Chiesa Universale.
L’intesa sui vescovi vuole scongiurare il perpetuarsi nel tempo di una simile impasse e dare una risposta diplomatica ad un rebus istituzionale che ha tenuto le comunità cattoliche cinesi e le loro istituzioni in una situazione di discriminazione e persecuzione per molto tempo. Lo iato della Curia Romana verso Pechino vuole essere anche un accreditamento alla “corte imperiale dei mandarini” come entità indipendente che persegue una propria agenda internazionale e non come la longa manus delle potenze occidentali.
Tale accordo quindi ha e avrà effetti geopolitici molto importanti sul balance of power dell’ordine internazionale dato che l’apertura sino-vaticana dimostra, a differenza del passato, di saper resistere alle pressioni delle super potenze e ai tentativi di sabotaggio. Infatti, in occasione del rinnovo dell’accordo nell’ottobre 2020, gli USA hanno fatto pressioni sul Vaticano tramite Mike Pompeo, ex Segretario di Stato dell’amministrazione Trump, per la caducazione del trattato sino-vaticano perché impedisce un contenimento tout court dell’Impero Celeste. Il Cardinale Parolin, Segretario di Stato Vaticano, in occasione dell’incontro per il 150° anniversario della presenza del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) di Milano in Cina, ha dichiarato con forza l’intenzione e la volontà della Santa Sede di rinnovare l’accordo con la Cina per altri due anni ad experimentum, affermando indirettamente come questo accordo rappresenti un nuovo inizio nei rapporti tra queste due grandi civiltà che è costato innumerevoli sacrifici da entrambe le parti.
Da parte cinese la volontà di rispettare il trattato è funzionale sia a motivi interni sia ad interessi strettamente geopolitici.
Da un punto di vista interno, Xi Jinping considera il cattolicesimo una forza sociale catalizzatrice, funzionale al raggiungimento della cosiddetta “società armoniosa” perché aiuterebbe il “regime dei mandarini”, con i propri principi di fratellanza e le proprie istituzioni di carità e volontariato, a combattere la povertà e le sperequazioni sociali grazie al coinvolgimento delle comunità cattoliche nella sanità, nell’istruzione e nell’assistenza sociale.
Per quanto riguarda l’aspetto geopolitico, l’entente con Roma potrebbe permettere a Pechino di risolvere pacificamente la questione di Taiwan, pivot state della sfida con Washington DC. Il presidente Xi Jinping spera che un allineamento della Santa Sede con Pechino possa permettere a Beijing di avviare una trattativa diplomatica con Taiwan, tramite la mediazione pontificia, per riportate l’isola di Formosa definitivamente sotto la sovranità cinese o comunque avvicinarla ancora di più alla Cina continentale.
Tuttavia, nonostante l’importante traguardo raggiunto, esistono ancora molti ostacoli tra Santa Sede e Cina ma allo stesso tempo è comune la volontà e la determinazione di portare avanti un accordo che se, rispettato e implementato, porterà al superamento delle reciproche divergenze e ad un’apertura che darà inizio ad un grande scambio culturale tra queste due civiltà millenarie.