Afghanistan. La ricchezza del sottosuolo afgano come obiettivo delle grandi potenze

di Alberto Galvi

In Afghanistan i talebani dopo 20 anni hanno ripreso il controllo delle risorse naturali, che un ex ministro delle Miniere del paese ha detto potrebbero valere fino a 3 trilioni di dollari.
Quella stima è stata fatta nel 2010 e le risorse potrebbero valere ancora di più, soprattutto quelle di rame e litio. L’Afghanistan è ricco anche di risorse come oro, petrolio, uranio, bauxite, carbone, ferro, gas naturale, cromo, piombo, zinco, pietre preziose, talco, zolfo, travertino, gesso e marmo.
Secondo le stime del ministero delle Miniere del governo afgano e del governo degli Usa, l’Afghanistan ha stimato che ci sono altri 28,5 milioni di tonnellate di rame nei giacimenti di porfido non scoperti, più di 2,2 miliardi di tonnellate di minerale di ferro, materia prima per la produzione di acciaio.
Le risorse d’oro erano sarebbero più modeste, mentre sono ubicati in più aree del paese i metalli di base alluminio, stagno, piombo e zinco. Inoltre l’Afghanistan ospita circa 1,6 miliardi di barili di petrolio greggio, 16 trilioni di piedi cubi di gas naturale e altri 500 milioni di barili di gas naturale liquido.
La presenza di risorse minerarie nel ricco sottosuolo ha portato paesi come Cina, Pakistan e India ha investire in quei territori e mediante le proprie aziende a modernizzarne le infrastrutture. Usa e UE si trovano ora ad affrontare un nuovo dilemma sul modo migliore per interagire con i talebani in quanto sono riluttanti a partecipare a gare d’appalto su progetti di risorse naturali. In passato la mancanza di infrastrutture e gravi siccità ha impedito l’estrazione dei minerali più preziosi.
I nuovi leader talebani afghani avranno grosse difficoltà per estrarre le ricchezze minerarie del paese. La sicurezza non migliorerà da un giorno all’altro in quanto le infrastrutture rimangono carenti. La creazione di un efficiente sistema minerario potrebbe richiedere anni.