Africa. La fine del gulenismo: un’eredità in dissolvenza

di Giuseppe Gagliano

La morte di Fethullah Gülen, avvenuta il 21 ottobre scorso in Pennsylvania, segna un capitolo importante nella storia del movimento Hizmet e nella geopolitica turca. Gülen, fondatore dell’organizzazione transnazionale, è stato per decenni una figura controversa, capace di costruire un imponente network globale che si è radicato anche in Africa. Tuttavia, con il fallito colpo di stato del 2016 in Turchia e le successive purghe volute da Recep Tayyip Erdogan, l’influenza del movimento gulenista è stata drasticamente ridimensionata, compreso il suo impatto nel continente africano.
Sin dagli anni Novanta il movimento Hizmet ha cercato di espandere la propria rete in Africa, aprendo scuole, università, centri culturali e organizzazioni caritatevoli. Paesi come Nigeria, Kenya, Senegal e Tanzania hanno visto l’arrivo di istituti formativi legati al movimento, spesso considerati all’avanguardia per i loro standard educativi. Questi istituti non si limitavano a formare nuove generazioni di studenti, ma miravano a costruire relazioni con le élite locali, creando un legame diretto con la classe politica emergente del continente.
Parallelamente organizzazioni umanitarie come Kimse Yok Mu hanno operato in molti Paesi africani, fornendo aiuti essenziali in situazioni di emergenza, come durante la carestia in Somalia nel 2011. La rete gulenista si è così integrata profondamente nel tessuto sociale di molte nazioni africane, diventando un attore riconoscibile nell’ambito educativo e umanitario.
Il tentato colpo di stato del 2016 ha segnato una svolta drammatica per Hizmet. Erdogan ha accusato Gülen e il suo movimento di essere i principali responsabili del golpe e ha avviato una campagna globale per smantellare la rete gulenista. In Africa, questa strategia si è tradotta in pressioni diplomatiche sui governi locali per chiudere scuole, università e centri culturali affiliati a Hizmet, trasferendone la gestione alla Maarif Foundation, un’organizzazione governativa turca creata per sostituire le istituzioni guleniste.
Molti governi africani, attratti dalle crescenti relazioni commerciali e militari con la Turchia, hanno accettato le richieste di Ankara. Di conseguenza, gran parte della presenza gulenista nel continente è stata cancellata, lasciando dietro di sé un’eredità frammentata. Alcuni imprenditori e attivisti legati a Hizmet sono riusciti a sopravvivere fondando nuove associazioni indipendenti, ma il movimento nel suo insieme ha perso gran parte della sua influenza.
Nonostante il repulisti capillare, il movimento gulenista ha lasciato un segno duraturo in Africa. Migliaia di studenti, figli di politici e funzionari pubblici, si sono formati nelle scuole guleniste, acquisendo competenze e valori che hanno plasmato la loro visione del mondo. Questo legame con le élite locali rappresenta un aspetto che Erdogan non è riuscito a cancellare completamente.
Tuttavia l’influenza diretta di Gülen in Africa era già in declino prima della sua morte. Le divisioni interne al movimento e le accuse di gestione opaca delle risorse economiche hanno ulteriormente indebolito Hizmet, riducendolo a una presenza marginale rispetto ai suoi anni d’oro.
Il governo turco ha capitalizzato il vuoto lasciato da Hizmet in Africa, rafforzando la sua presenza economica e militare nel continente. Attraverso la vendita di armi e la costruzione di basi militari, Ankara ha cercato di consolidare la sua influenza politica, utilizzando l’Africa come piattaforma per promuovere la propria agenda internazionale.
La narrazione politica turca ha anche utilizzato la lotta contro Hizmet come strumento per rafforzare il consenso interno. La battaglia contro il gulenismo in Africa è stata presentata come una vittoria strategica per Erdogan, un segnale della capacità del governo turco di proiettare il suo potere al di fuori dei confini nazionali.
Con la morte di Fethullah Gülen, l’organizzazione Hizmet perde il suo fondatore e principale riferimento ideologico, mentre la sua eredità in Africa è ormai quasi del tutto svanita. L’esperienza gulenista nel continente rappresenta un capitolo complesso e controverso della storia recente, intrecciando educazione, politica e religione in una rete globale che ha sfidato confini e regimi.
Il vuoto lasciato da Hizmet è stato rapidamente riempito dalla Turchia di Erdogan, ma le sue tracce sono ancora visibili nelle élite formate nelle sue scuole e nelle comunità locali che hanno beneficiato dei suoi programmi. In un contesto geopolitico in continua evoluzione, il caso gulenista in Africa rimane un esempio emblematico delle dinamiche di potere e delle influenze transnazionali nel mondo contemporaneo.